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Il “nemico” dentro casa: la violenza domestica e il COVID-19

La parola d’ordine è “io resto a casa”. Una semplice frase che ora più che mai può salvarci la vita e fermare la pandemia che ci sta affliggendo. Tuttavia, restare a casa per alcuni di noi significa mettere a repentaglio la propria vita invece che salvaguardarla dal COVID-19 perché il pericolo si trova dentro le mura domestiche.

Il silenzio degli abusi domestici. … e l’Unione Europea?

Dal 2012 è in vigore la Convezione di Istanbul che ha come obiettivi principali la prevenzione della violenza sulle donne e la protezione delle vittime di abusi. A garanzia che gli Stati rispettino l’impegno preso è stato creato il GREVIO (Group of Experts on Action against Violence against Women and Domestic Violence).
Il Presidente del GREVIO, Marceline Naudi il 24 marzo 2020 ha fatto presente la necessità di rispettare gli standard della Convenzione di Istanbul anche ai tempi del COVID-19; invitando “tutte le parti a fare del proprio meglio per garantire la continuità, fornire i servizi e continuare a offrire sostegno e protezione a donne e ragazze a rischio di violenza, con il coinvolgimento di tutti gli attori pertinenti.”.
Non solo, Naudi nella dichiarazione sollecita gli Stati parti a seguire i passi lodevoli compiuti da altri paesi dell’Unione Europea nella protezione delle donne vittime di abusi “molte amministrazioni nazionali stanno affrontando le sfide che questa pandemia presenta alle donne vittime della violenza e stanno già lavorando per soluzioni innovative”.

Cosa sta accadendo in Europa?

Non solo il GREVIO si sta interessando alla difficile lotta contro la violenza domestica. Infatti, in Europa l’allarme è stato lanciato anche da Marija Pejčinović Burić, Segretario Generale del Consiglio d’Europa: “da quando è scoppiata l’epidemia di COVID-19 diversi paesi hanno già riferito che donne e bambini sono maggiormente a rischio di subire violenza domestica”.
In Francia, spiega Pejčinović Burić i rapporti mostrano che molte donne non possono chiedere aiuto al 911 a causa delle restrizioni. Infatti, il numero di chiamate ai centri di assistenza è quattro volte inferiore rispetto alla norma. Ma la situazione non è grave solo il Francia. Anche in Danimarca è stato registrato un aumento significativo del numero di donne che cerca protezione presso case di rifugio.
Persino in Germania gli esperti sono preoccupati: “Sfortunatamente, dobbiamo aspettarci il peggio”, ha dichiarato Jörg Ziercke, Presidente Federale dell’organizzazione per la protezione delle vittime Weißer Ring. Le donne che subiscono maltrattamenti psicologici e/o fisici sono maggiormente a rischio nei periodi di prolungata permanenza a casa. Ma la situazione del COVID-19 è particolarmente allarmante perché si sommano “fattori di stress come preoccupazioni finanziarie e incertezza sul futuro” che aumentano il tasso di violenza.

Attenzione: anche i bambini sono soggetti a rischio violenza

Tanja Michael, capo della cattedra di psicologia clinica e psicoterapia alla Saarland University, spiega che la chiusura delle scuole e degli asili nidi permette agli aggressori di avere “più accesso ai bambini e i bambini hanno meno opportunità di inviare segnali che qualcosa non va”. Pertanto, le condizioni di vita e salute psico-fisica dei bambini che subiscono violenza sessuale da parte di padri, fratelli o madri si è aggravata “enormemente”, come dichiara Johannes-Wilhelm, responsabile degli abusi del governo federale, a RBB-Inforadio.

Alcuni dati sull’Italia

Luciana Lamorgese, Ministro dell’Interno, in un videomessaggio diffuso dal Viminale si rivolge alla popolazione con queste parole: “Per contrastare il contagio da coronavirus siamo tutti obbligati a restare a casa, ma le Istituzioni continuano ad essere al vostro fianco e se avete problemi non esitate a chiamare i numeri di emergenza, gli operatori di Polizia vi risponderanno immediatamente”.
Non a caso i dati ISTAT che vanno dal gennaio 2013 al settembre 2019 mostrano che il 90,2 % dei casi di violenza avvengono in casa. È una percentuale sconvolgente tenendo conto di quanto detto fino ad ora.
In ultima analisi, appare chiaro che la scia di vittime che sta lasciando dietro di sé il COVID-19 è molto più grave di quello che si pensi. Tuttavia, la battaglia non è persa. Uno per tutti e tutti per uno, come afferma Marceline Naudi: “spero che il rinnovato spirito di solidarietà che questa pandemia sta creando nelle nostre società si estenderà alle donne e alle ragazze che sono vittime di violenza, e che ora possono sentirsi ancora più intrappolate con i loro maltrattatori”.

Rebecca Menegollo  


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