Il caso AstraZeneca: gli Stati UE divisi sul suo utilizzo

La vicenda che ha riguardato il vaccino anti-covid AstraZeneca rappresenta un vero e proprio vulnus per l’unità e la stabilità dell’Europa, con il rischio concreto che ogni Stato Membro agisca individualmente circa l’eventualità di somministrarlo e, soprattutto, nei confronti di chi. Il vaccino Vaxevria (precedentemente noto come COVID-19 AstraZeneca) riceve il rilascio dell’autorizzazione valida per l’immissione in commercio all’interno di tutta l’Unione Europea in data 29 Gennaio 2021.
La campagna vaccinale nell’UE
Da questo momento le vaccinazioni nei Paesi UE procedono a ritmi costanti. In Italia, il 30 dello stesso mese, l’Agenzia Italiana del Farmaco autorizza ufficialmente il vaccino in questione. “L’arrivo di un terzo vaccino rappresenta un importante contributo alla campagna vaccinale in corso”, queste le parole del direttore generale di AIFA Nicola Magrini.
Vengono altresì effettuati studi dalla Commissione tecnico-scientifica dell’agenzia attraverso i quali viene confermata l’efficacia pari al 59,5% (inferiore, quindi, ad altri vaccini disponibili) contro le infezioni sintomatiche del virus; ad ogni modo viene considerato una valida opzione nella lotta alla pandemia, riscontrando anche una maggiore “maneggevolezza d’uso”.
AstraZeneca: i primi dubbi
Nel mese di Marzo iniziano però a diffondersi notizie di improvvise di decessi cronologicamente concomitanti alla somministrazione del vaccino AstraZeneca: nell’attesa di stabilire con certezza se ci sia o meno un’effettiva correlazione tra i casi di tromboembolia e l’inoculazione di suddetto vaccino, l’AIFA dispone in via precauzionale il divieto di utilizzo di alcuni lotti di AstraZeneca, “riservandosi di prendere ulteriori provvedimenti, ove necessario, anche in stretto coordinamento con l’EMA, agenzia del farmaco europea”.
Segue lo stop temporaneo delle somministrazioni anche da parte delle autorità sanitarie di Germania, Spagna, Olanda, Portogallo, Francia, Slovenia, Cipro, Lussemburgo, e per ultima la Svezia il 16 marzo 2021.
“L’Ue agli stati membri: “Coordiniamoci”
Nel pomeriggio dello scorso 7 aprile si è tenuto l’incontro tra i ministri della Salute Ue, la Commissione europea e la presidenza portoghese del Consiglio: è stato lanciato un appello a tutti gli Stati membri dell’Unione affinché si adoperino per una posizione coordinata e puntuale.
Nel corso della seduta, gli stati hanno condiviso le loro interpretazioni circa le conclusioni dell’Ema sul vaccino anglo-svedese: “è emersa la necessità di ulteriori studi di farmacovigilanza per gruppi specifici”, sottolinea la presidenza.
Marta Temido, ministra portoghese della Salute, ha evidenziato come ogni scelta sul vaccino AstraZeneca sia una decisione tecnica e non una decisione politica. (TWEET: )
La commissaria alla Salute europea Stella Kyriakides dichiara come il nostro sistema di farmacovigilanza funzioni, sottolineando i tempi rapidi delle segnalazioni riguardo sospetti effetti collaterali e la trasparenza delle informazioni. “Dobbiamo affidarci all’EMA e alle sue rigorose valutazioni”, continua. La stessa commissaria Kyriakides, al termine dell’incontro, invita i ministri della salute dell’Unione a seguire un approccio coordinato in tutta Europa al fine di favorire la fiducia dei cittadini e procedere di pari passo.
Nella giornata di giovedì 8 aprile l’EMA ha scelto di non bloccare la profilassi AstraZeneca e di delegare agli Stati nazionali la decisione sul merito dell’organizzazione. Difatti, la Spagna ha annunciato che continuerà a somministrare le dosi di AstraZeneca solo per persone dai 60 anni di età in su. La decisione è stata appoggiata da un’ampia maggioranza delle comunità autonome spagnole, come riportato dalla ministra della salute Carolina Darias
Nella stessa giornata l’AIFA pubblica un documento in cui riprende la decisione del Comitato di Sicurezza dell’EMA (PRAC) discussa il giorno precedente. L’AIFA sostiene le valutazioni provenienti dall’Agenzia Europea per i medicinali ritenendo assolutamente affidabile il vaccino Vaxevria. Inoltre, sebbene l’EMA abbia riscontrato un possibile collegamento con i casi, seppur rari, di trombi inusuali associati a bassi livelli di piastrine, l’AIFA precisa che i benefici complessivi del vaccino nella prevenzione della malattia da COVID-19 continuano a superare i rischi degli effetti indesiderati.
In Italia, sono oltre 1milione e 500mila le persone che hanno ricevuto la prima dose di AstraZeneca tra personale scolastico, forze armate, caregivers. La circolare del Ministro Speranza, datata 8 aprile 2021, raccomanda l’uso preferenziale del vaccino anglo-svedese al di sopra dei 60 anni di età: la dose resta approvata per tutti i maggiorenni e non sarà proibita la somministrazione.
Il caso AstraZeneca e la diplomazia vaccinale
Rilevante risulta lo scenario internazionale: grandi manovre di diplomazia vaccinale sono in corso tra Stati Uniti e Giappone, pronti a finanziare un miliardo di dosi del vaccino Johnson&Johnson; mentre il fronte europeo si mostra fortemente frammentato: Austria, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca trattano con la Russia per ottenere forniture Sputnik mentre la Danimarca produrrà dosi con Israele.
Il mercato europeo è, quindi, contendibile. L’Unione europea invita l’Ema ad esprimersi periodicamente, al fine di rassicurare gli stati membri e i cittadini, per meglio proseguire la campagna vaccinale e raggiungere la tanto declamata immunità di gregge a livello europeo, stimata (e auspicata) per il prossimo 14 luglio.