Politica & Attualità

Lavoratori stagionali: un problema comunitario

Molti Stati europei si trovano ad affrontare la crisi dei lavoratori stagionali tra cui l’Italia che risente della scarsità specialmente nel settore agricolo. ma anche problematiche dal punto di vista dei costi e del peso burocratico per le aziende. La carenza di personale da impiegare nel settore primario ha spinto anche la Commissione europea a indicare delle linee guida per gli Stati membri il 30 marzo scorso, inserendoli tra le categorie di lavoratori indispensabili e con facoltà di movimento.

Sostegno ai lavoratori stagionali dalla Commissione europea

La presidente della Commissione Ursula Von der Leyen, ha lanciato un appello su Twitter, per garantire il suo sostegno non solo agli agricoltori ma anche ai lavoratori stagionali e per promuovere la circolazione dei lavoratori frontalieri europei.

Gli Stati membri dell’Unione si stanno muovendo in questo senso: la Francia ha trovato oltre 200 mila candidati, la Spagna chiede ai disoccupati di collaborare poiché manca il 40% della manodopera necessaria. Diversa è la situazione della Germania, che ha firmato in anticipo protocolli d’intesa con la Bulgaria, l’Ucraina e la Polonia per far arrivare circa 80 mila lavoratori, ma non bastano, mancano all’appello 200 mila stagionali.
Solo adesso l’Europa si rende conto che i lavoratori stagionali contribuiscono in forte misura alla sua economia. Come in altri settori anche nei sistemi sociali ed economici il virus ha reso visibili gli invisibili, coloro che non hanno mai goduto dei pieni diritti, e ne scopre l’importanza.
Oltre alla necessità odierna di manodopera stagionale qualificata ed esperta è necessario riconoscere e dare dignità a questi lavoratori considerati per troppo tempo ‘non qualificati’ e usa e getta”.

La risposta del Governo italiano

Anche l’Italia sta cercando di fronteggiare questo problema che riguarda un milione e mezzo di lavoratori. Con il decreto cura Italia il governo ha stanziato circa 499 milioni di euro per il settore del turismo e quello agricolo e 48,6 milioni per i lavoratori dello spettacolo. Agli stagionali è stata riconosciuta la parità di trattamento con le altre categorie flessibili: un’indennità di 600 euro per il mese di marzo, con la possibilità di una proroga. Queste sono però le misure messe in atto per gli stagionali licenziati nel periodo tra il 1° gennaio e il 17 marzo.  Tutto ciò penalizza ancor di più questa categoria di per sé fragile.

I lavoratori stagionali: una risorsa per il settore agricolo

Gli stagionali lavorano in media dai 4 ai 6 mesi l’anno, finito questo periodo possono ricorrere alla NASpI, l’indennità di disoccupazione, per la metà dei mesi lavorati. Ma se il contratto di lavoro non dovesse essere sottoscritto, cosa molto probabile in questa situazione per molti, oltre allo stipendio non percepito andrà in fumo anche l’indennità di disoccupazione.
Per quanto riguarda il settore agricolo, occupato soprattutto da stranieri, vista l’impossibilità di far arrivare gli stagionali si è richiesto di prorogare i permessi di soggiorno fino al 15 giugno. Ettore Prandini, presidente di Coldiretti ha annunciato in un’intervista che servirebbe un Piano Marshall per rilanciare il settore.

Il Covid-19 ha messo a nudo la struttura dei sistemi economici rendendo finalmente visibili gli invisibili. La libera circolazione non basta, se manca tutto il resto, a maggior ragione in tempo di pandemia.

Niusha Naimi, Davide Moroli, Kenan Basic

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