Covid-19

Covid-19: dopo l’epidemia, la “convivenza” con il virus

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La veemenza con la quale l’epidemia si è abbattuta in Europa e nel Mondo varia da Paese a Paese. Di conseguenza, tutti hanno deciso di chiudere, più o meno, allo stesso modo. Cambieranno, però, le modalità di ripresa nei vari Stati Europei.  Bisogna però tener presente che, nonostante le misure e gli interventi saranno diversi, dovrà essere molto importante la compattezza dell’Unione Europea nel suo operato e sussidio. Come affermato da Angela Merkel durante il suo discorso al Bundestag: “L’Europa non è Europa se ognuno non sta dalla parte dell’altro in tempi di emergenza di cui nessuno ha la colpa. In questa crisi abbiamo anche il compito di mostrare chi vogliamo essere come Europa”.

Francia: l’epidemia non si ferma

La Francia è sicuramente una delle nazioni maggiormente colpite dal virus, con 128.000 casi confermati e circa 24.000 decessi. Non a caso, nel paese oltralpe, il lockdown è stato decretato pochi giorni dopo rispetto all’Italia al fine di contenere il diffondersi dell’epidemia. Ora, a distanza di quasi due mesi, si sta avvertendo la necessità di ripartire, seppur gradualmente, per evitare conseguenze che potrebbero rivelarsi deleterie sul piano economico-sociale.
Il 28 aprile il primo ministro Edouard Philippe ha illustrato davanti all’Assemblée nationale il piano di “déconfinement”, quello che in Italia viene definito con l’appellativo “fase 2”. Il programma messo in piedi dal governo francese è stato approvato con 368 voti favorevoli, 100 contrari e 103 astenuti. Le linee guida stabilite entreranno in vigore a partire dall’11 maggio e seguiranno la strategia del “proteggere, testare, isolare”. Philippe, infatti, ha affermato che saranno effettuati test sierologici di massa (700mila a settimana) per poter garantire una graduale riapertura in condizioni di sicurezza.

Inoltre, è stata prevista una divisione del territorio francese in due tipologie di aree: quelle verdi (contraddistinte da un basso numero di contagi e quindi soggette a meno restrizioni) e quelle rosse (dove dovrebbero restare in vigore le attuali limitazioni) in quanto non tutti i Dipartimenti sono stati colpiti allo stesso modo dall’epidemia. Ha poi sottolineato che l’avvio di questa fase di “convivenza” sarà possibile solo se il numero dei contagi continuerà ad oscillare tra 1000 e i 3000 al giorno. La scadenza di questa strategia è stata prevista per il 2 giugno, dopodiché, sempre in relazione all’andamento dell’epidemia, potrà avere inizio una fase successiva.

Germania: epidemia sotto controllo

Anche la Germania ha deciso di ripartire, anche se la situazione è meno tragica rispetto alle altre grandi potenze (circa 160.000 casi e 6.500 decessi). Qui, infatti, molte fabbriche non hanno mai chiuso. Il lockdown resta in vigore fino al 3 maggio, ma in alcune zone della nazione le classi delle scuole medie e dei licei sono tornate sui banchi di scuola già lunedì 20 aprile. Stessa data anche per alcuni negozi che sono stati riaperti con l’obbligo di utilizzare le mascherine ed evitare il contatto. Lunedì 4 maggio, invece, potranno riaprire anche i parrucchieri, mentre non ci sono ancora disposizioni su bar e ristoranti. Nella medesima data saranno permessi eventi all’aperto e messe fino a 50 partecipanti. L’aumento del contagio degli ultimi giorni però preoccupa il Paese.
La cancelliera, Angela Merkel, ha chiarito di non voler accelerare nell’allentamento delle misure restrittive e vanificare ciò che di buono è stato fatto in precedenza.  Quest’ultima, durante il discorso al Bundestag, ha detto: “Abbiamo guadagnato tempo e questo tempo guadagnato in modo così prezioso l’abbiamo usato bene, per rafforzare ancora il nostro sistema sanitario”. Pesa, tuttavia, la pressione politica ed economica. A differenza degli altri stati, sono ripresi gli allenamenti di calcio, seppur in piccoli gruppi ed in maniera differenziata.L’idea sarebbe quella di riprendere i campionati a maggio.

Regno Unito: un’epidemia annunciata

Il Regno Unito, a differenza degli altri due Paesi, ritiene che sia prematuro passare alla fase 2. Divenuto il terzo paese al mondo, dopo USA e Italia, per vittime da Covid19 – si contano più di 26.000 decessi e circa 170.000 casi – cambia approccio e promuove prudenza, discostandosi dalla scelte iniziali.
Il Public Health England (Phe), agenzia esecutiva del Dipartimento della sanità e dell’assistenza sociale nel Regno Unito, sottolinea come l’impennata dei decessi sia collegata anche all’inserimento nei conteggi delle vittime nelle RSA e di vecchi casi non diagnosticati negli ospedali.
Il primo ministro Boris Johnson, tornato a Downing Street dopo il ricovero per Coronavirus, in un discorso pubblico del 23 Aprile, espone il suo messaggio in modo chiaro: “Don’t give up on the lockdown yet”. Nonostante sia consapevole dell’impatto sociale che le misure restrittive hanno causato alla popolazione e degli effetti a lungo termine che determinano per l’economia, non ritiene sia saggio allentarle misure di lockdown decise a Marzo. La probabilità che il 7 Maggio, giorno previsto per la revisione delle misure, queste diventino ancora più restrittive al fine di limitare una seconda ondata di contagi e un economic disaster è molto alta.

“Farò in modo che l’economia si muova il prima possibile e il più veloce possibile ma io rifiuto di gettare all’aria tutti gli sforzi e i sacrifici del popolo inglese e rischiare una seconda ondata.”

Solo quando la fase 1 terminerà e si avrà la certezza di non avere ricadute, sulla base dei dati e della collaborazione del comitato scientifico, si potrà proseguire con una fase 2 riducendo le restrizioni economiche e sociali.

Un primo bilancio

I tre Stati europei versano in condizioni diverse. In questa lotta al virus la Germania si trova in vantaggio rispetto agli altri due Paesi. Grazie all’efficacia ed alla prontezza delle decisioni prese l’economia tedesca ha subito solo un lieve rallentamento, che ha permesso una ripresa delle attività in modo rapido. La Francia, dalla sua, si ritrova in una situazione simile a quella Italiana essendo stata colpita in maniera vigorosa da questa pandemia. Le decisioni riguardanti il déconfinement sono state più caute per evitare, giustamente, una nuova ondata di contagi. Il Regno Unito, a seguito dell’iniziale proposta che auspicava ad un’immunità di gregge, si è trovato impreparato ad affrontare il virus ed è questo il motivo per cui non è in grado di poter dare avvio ad una fase successiva.

Alessio Ghirotto, Francesco Greco, Federica Iacoboni

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