Allargamento Ue: aggiungi un posto a tavola. L’Unione guarda ai Balcani per superare l’impasse del progetto europeo

Il progetto europeo tenta di superare l’attuale fase di stanchezza giocando la carta dell’allargamento all’area balcanica
Gli ultimi mesi hanno registrato un cambio di scenario non trascurabile nell’ambito della politica di allargamento dell’Unione europea. Nonostante, infatti, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker abbia dichiarato nel 2014 che nei successivi cinque anni nessun allargamento sarebbe stato portato a termine, la questione è ricomparsa sui tavoli delle trattative. Il vertice dei leader UE previsto a Bruxelles per il 28-29 giugno vedrà proprio il tema dell’allargamento al centro della discussione, mentre già nel mese di maggio un vertice Ue-Balcani occidentali avrà luogo a Sofia per mettere a punto un impegno comune su sicurezza e immigrazione. Allo stato attuale, i Paesi ufficialmente candidati all’ingresso nell’Unione Europea sono: Turchia, Serbia, Montenegro, Albania e la FYROM (Macedonia).
Serbia e Montenegro: candidati favoriti
Sulle ambizioni di Belgrado, nonostante l’intraprendenza mostrata negli ultimi anni dal Presidente della Repubblica Aleksandar Vucic e i tentativi di stabilizzazione del rapporto con Pristina, pesa ancora in maniera determinante la questione della Repubblica del Kosovo. Quanto al Montenegro, che negli ultimi anni ha fatto dell’integrazione nelle strutture euro-atlantiche il pilastro della propria politica estera, permangono le problematiche legate alla corruzione e alla fragilità dello stato di diritto. Risulta difficile, alla luce di queste situazioni, formulare delle ipotesi sula tempistica. Ma Bruxelles ha indicato il 2025 come una data “indicativa, seppur molto ambiziosa”.
Per quanto riguarda il capitolo Albania, l’ingresso in Europa è sentito da più voci in politica interna come una vera e propria ‘religione’(tra i primi, il Primo ministro Edi Rama). L’ Albania ha ottenuto nel 2014 lo status di candidato ufficiale all’adesione, ma i negoziati non hanno ancora preso il via. La necessità di procedere in questa direzione è stata di recente riproposta al Parlamento Europeo proprio dallo stesso Rama, difensore dei progressi compiuti negli ultimi anni nella direzione auspicata da Bruxelles.
Sviluppi interessanti toccano anche la Macedonia. Dopo una critica fase in politica interna, la nazione sta ripartendo sul piano internazionale grazie al percorso intrapreso dal Primo Ministro Zoran Zaev, finalizzato a migliorare il quadro delle relazioni internazionali del Paese con paesi confinanti e non solo. Nel mese di luglio 2017, l’Alto Rappresentante Ue Federica Mogherini, al termine del Consiglio di Associazione tra Ue e FYROM, ha parlato di un “nuovo inizio” tra Bruxelles e Skopje, conferendo ulteriore credibilità al percorso del Paese balcanico.
Bosnia-Erzegovina, Turchia e Kosovo: la più vicina e le più lontane
La Bosnia-Erzegovina ha presentato la sua domanda di adesione all’Ue nel febbraio 2016, seguita a settembre dall’inizio della fase di valutazione da parte del Consiglio dell’Ue. Più delicata la situazione della già citata Repubblica del Kosovo, tuttora priva del riconoscimento internazionale da parte di ben cinque Paesi dell’UE (Spagna, Slovacchia, Grecia, Cipro e Romania).
La lista del candidati comprende anche la Turchia , la cui domanda di adesione fluttua dal 1999, ma la tensione politica degli ultimi anni induce a considerare irrealistici possibili avvicinamenti a Bruxelles. Il tutto condito da un quadro reso sempre più complesso dalla nuova posizione geopolitica della nazione per mano del Presidente Erdogan, oltre che da una reciproca sfiducia tra Turchia e Unione Europea, alimentata da ulteriori casi di deterioramento dei rapporti bilaterali con Olanda e Germania.
Edoardo Incani, Lucas Asmelash, Simone Di Bartolo