Relazioni esterne

Ue-Turchia: nessuna svolta dal vertice. Tusk: nessun progresso concreto

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Un vertice tra l’Unione europea e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan per discutere di immigrazione e dell’adesione della Turchia all’Unione europea. Questi i temi dell’incontro dello scorso 26 marzo tra Ue e Turchia che, di fatto, non hanno portato a “nessun progresso concreto”. La situazione è rimasta invariata. Erdogan ha ribadito la volontà di procedere “il più rapidamente possibile” all’adesione della Turchia, ricordando in particolar modo la cooperazione tra Ankara e l’Unione in materia di gestione dell’immigrazione e di lotta al terrorismo. Ma il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, e il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, hanno manifestato perplessità sottolineando soprattutto il tema del rispetto dei diritti umani. Lo stato d’emergenza, imposto dopo il tentato colpo di stato del luglio 2016, ha aperto la strada a limitazioni illegittime dei diritti umani e ha permesso al governo di approvare leggi senza il vaglio effettivo del parlamento e dei tribunali.

La condanna del Parlamento europeo

Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sull’attuale situazione dei diritti umani in Turchia, condannando l’intervento militare turco nel nord-ovest della Siria – che ha causato decine di morti e centinaia di feriti anche tra i civili – e chiedendo anche il ritiro delle truppe turche dalla regione di Afrin. Il Parlamento europeo ha condannato, inoltre, le continue azioni illegali della Turchia nel Mediterraneo orientale e nel Mar Egeo, sottolineando, per questo, la sua piena solidarietà a Cipro e Grecia. E ancora: la condanna a tutte le misure adottate dallo stato d’emergenza che hanno condotto all’incarcerazione di migliaia di persone, tra cui dipendenti pubblici, magistrati, avvocati e giornalisti, oltre a ogni detenzione provvisoria basata su criteri politici o sospetti infondati di “organizzazione terroristica”.
Per questo, l’Unione ha esortato la Turchia ad attenuare le tensioni che hanno portato alla limitazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, in particolare la libertà di espressione nei media e su Internet. Da qui, le affermazioni di Tusk che ha spiegato che con la Turchia non è stato raggiunto “alcun compromesso”, ribadendo che “solo i progressi su questi temi miglioreranno le relazioni tra l’Ue e la Turchia, compreso il processo di adesione”.

Sì a politica migrazione, ma l’adesione resta lontana

Sulla gestione della politica migratoria, l’Unione europea e la Turchia rimangono comunque partner. L’Unione si è infatti espressa in maniera positiva sul lavoro svolto da Ankara nella gestione dei migranti dall’accordo stipulato il 18 marzo 2016, ma rimane preoccupata per l’utilizzo di alcuni metodi dalla Turchia in ambito sicurezza del Governo (dopo il golpe del 2016). Ciononostante, Bruxelles ha ribadito l’impegno a mantenere il sostegno finanziario per il miglioramento della migrazione. Da qui la decisione di sbloccare la seconda tranche di tre miliardi di euro stabiliti dal vertice del marzo 2016, invitando tutte le parti a garantire il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale per quanto riguarda i migranti e i rifugiati. Una somma che va ad aggiungersi ai tre miliardi già destinati ai finanziamenti di progetti mirati all’accoglienza e all’integrazione dei rifugiati.
Pur riconoscendo l’aiuto della Turchia nella gestione dell’immigrazione, l’Unione rimane ferma sulle proprie posizioni: fino a quando la Turchia non si impegnerà a sviluppare e rispettare i più elevati standard di democrazia e migliorare la situazione dei diritti umani, i negoziati per l’adesione resteranno ancora “de facto” congelati.

 

Beatrice Basham

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