Brexit

Brexit: la Commissione invita a prepararsi a qualunque scenario, anche senza accordo

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La Commissione europea ha comunicato agli Stati membri di prepararsi allo scenario che una Brexit senza accordo potrebbe comportare, chiarendo che nonostante l’Ue stia lavorando “incessantemente per un accordo che garantisca un recesso ordinato, non è ancora certo che alla data prevista sarà disponibile un accordo di recesso ratificato”. Nonostante, infatti, Westminster e Bruxelles abbiano raggiunto un accordo di transizione, questo non è stato ancora ratificato.

La Commissione esorta pertanto gli Stati membri e i privati ad accelerare i preparativi visto che, senza se e senza ma, l’uscita del Regno Unito “causerà indubbiamente perturbazioni”. E sulla questione non mancano nemmeno le tensioni interne ai confini inglesi: già a giugno, la protesta di decine di migliaia di persone per le strade di Londra per chiedere un voto finale sull’accordo, mentre Theresa May in un tweet di mercoledì ha ribadito che il compito di Westminster è di ‘onorare i risultati del referendum’. Nel frattempo, il nuovo segretario per la Brexit del Regno Unito, Dominic Raab (subentrato a David Davis, che ha rifiutato di seguire il piano di uscita della May) sta tenendo i suoi primi colloqui a Bruxelles con il capo negoziatore dell’Ue.

Le perplessità e le tensioni nascono per lo più dall’impasse in cui si trovano i negoziati. Le procedure prevedono infatti due possibili scenari, in caso di ratifica (prima del 30 marzo 2019) oppure no. Nel primo caso, il diritto Ue cesserebbe di applicarsi all’interno del Regno Unito a partire dal 1° gennaio 2021, trascorso il periodo di transizione di 21 mesi. Mentre nel secondo caso, ovvero nel caso in cui l’accordo non venisse ratificato prima del 30 marzo 2019, verrebbe a crearsi una situazione di stallo: il diritto dell’Ue cesserebbe di applicarsi immediatamente il 30 marzo 2019 (senza periodo di transizione) prospettando così una situazione di ‘nessun accordo’ o del ‘precipizio’.

Ad ogni modo, accordo o meno, con il recesso il Regno Unito diventerà uno Stato terzo e non godrà più di fatto dei benefici di uno Stato membro.

 

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