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Elezioni europee, voto degli italiani all’estero e partecipazione: un commento del prof. Fulco Lanchester

Il prossimo 26 maggio si terranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo. Tra i temi più rilevanti, emergono la difficoltà dei cittadini italiani residenti in Paesi extra-UE nel parteciparvi e il calo dell’affluenza alle urne. Sull’argomento, abbiamo intervistato il prof. Fulco Lanchester, ordinario di Diritto costituzionale italiano e comparato e Processi di Democratizzazione presso il Dipartimento di Scienze Politiche della Sapienza Università di Roma.


Il rispetto degli standard democratici

La legge 18/1979, così come modificata nel 2009, riguardo le elezioni del Parlamento Europeo, limita il voto dei cittadini italiani al di fuori dell’Unione Europea, in quanto non è previsto un voto per corrispondenza o in sede di consolati o ambasciate. Si discute se ciò possa determinare una limitazione al diritto di voto e se vengano rispettati i parametri di democraticità previsti dalla nostra Costituzione. L’Art. 48 enuncia che “il voto è personale ed eguale, libero e segreto”.Questi standard democratici non vengono tutelati dal voto all’estero” sostiene il Professor Lanchester, il quale aggiunge che il voto, in quanto personale, deve essere espresso in un seggio, che sia nel territorio nazionale o in un’ambasciata. In ogni caso, deve avvenire in un luogo controllato dall’ordinamento.

La necessità di una convergenza politica

Negli anni vi è stato un ampio dibattito sull’eventuale modifica della legge 18/1979. La legislazione elettorale di contorno e il sistema elettorale in senso stretto sono normative che attengono alla forma di Stato, al regime e alla forma di governo. Il sistema elettorale di solito cambia quando variano i gruppi di forze rappresentative all’interno del sistema. Un caso emblematico è il periodo 1948-1993, in cui si è mantenuta la formula non maggioritaria, come sintomo di ancoraggio delle stesse forze partitiche. “Bisogna avere degli interessi convergenti per fare un nuovo sistema elettorale. Attualmente i Grillini e i nazional populisti di Salvini non hanno, in materia, impostazione comune”.

La crisi della partecipazione

La diminuzione dell’affluenza alle elezioni europee è dovuta a due elementi, comuni a tutte le democrazie: il riflusso e le trasformazioni del panorama internazionale. L’Europa, infatti, è sempre più isolata dall’America e dall’Asia con la conseguente riqualificazione degli assi geopolitici. Inoltre vi è la diminuzione della disponibilità economica delle classi medie che sono “il cuore della società dell’UE”. Le classi dirigenti, sempre più globalizzate ed internazionalizzate, non hanno un contatto sufficiente con il corpo elettorale. Questo determina una crisi della rappresentanza politica e la rinascita di sentimenti nazionalisti.
In un clima simile, dove riemerge il tanfo degli anni ‘20 e ‘30 , l’Europa viene identificata come la responsabile. Di conseguenza, risulta difficile convincere che piccolo non è bello ed è, invece, necessario rilanciare il salto di qualità europeo”.

Loredana Crolla, Alessandra Gatta, Emanuele Pipitone, Francesca Scalpelli

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