Relazioni esterne

L’adesione dell’Albania all’Unione Europea: a che punto siamo?

albania nell'ue

Il Consiglio Europeo, dopo il braccio di ferro tra Stati membri che osteggiavano l’apertura dei negoziati (tra cui Francia, Olanda, Danimarca) ed altri favorevoli (in particolare Germania e Italia), ha fissato l’inizio dei negoziati con l’Albania a partire da giugno 2019, ad un mese dalle prossime elezioni europee.

Un processo inevitabilmente lungo

Il 24 aprile 2009, la Repubblica d’Albania ha presentato la domanda formale di adesione. Tuttavia, l’apertura dei negoziati ha incontrato fin da subito il blocco della Commissione europea che ha ritenuto non soddisfatti i tre criteri di Copenaghen, per cui i negoziati sono stati subordinati all’attuazione di diverse riforme interne. In seguito, la Commissione Juncker ha ritenuto necessario porre un freno al processo di allargamento per permettere il consolidamento dell’Unione Europea a 28 Stati, bloccando di fatto qualsiasi allargamento a paesi terzi per cinque anni. La Commissione europea ha, inoltre, subordinato l’ingresso dell’Albania all’adozione di alcune riforme. Il governo di Tirana ha promosso riforme in diverse aree fondamentali al fine di soddisfare pienamente i tre criteri di Copenaghen. Tra le misure da attuare rientrano:

  • la riforma della pubblica amministrazione;
  • la riforma giudiziaria;
  • la lotta alla criminalità organizzata;
  • la lotta alla corruzione;
  • riforme e tutela dei diritti umani.

Intanto, dal giugno 2014, la Commissione ha riconosciuto all’Albania lo status di paese candidato.

Criteri di adesione

Il Consiglio europeo di Copenaghen del 1993, nell’ottica di un allargamento dell’Unione all’Europa centro-orientale, ha definito i criteri che uno Stato deve rispettare per l’adesione all’Unione europea. I tre “criteri di Copenaghen” sono: il criterio politico, economico e dell’acquis communautaire. Il criterio politico richiede la presenza di istituzioni stabili che garantiscano la democrazia, lo stato di diritto, i diritti dell’uomo, il rispetto e la tutela delle minoranze. Il criterio economico presuppone l’esistenza di un’economia di mercato affidabile e la capacità di far fronte alle forze del mercato e alla pressione concorrenziale all’interno dell’Unione. Infine, il criterio dell’acquis communautaire impone la predisposizione ad accettare gli obblighi derivanti dall’appartenenza all’Unione e il rispetto della legislazione europea, compresi gli obiettivi di un’unione politica, economica e monetaria.
Di fatto, i principi di Copenaghen costituiscono a tutti gli effetti un “principio di condizionalità” ai quali gli Stati che aspirano ad entrare non possono sottrarsi.

Le reazioni dei leader

La comunicazione dell’apertura dei negoziati, previsti per il prossimo giugno 2019, ha suscitato reazioni diverse nei leader albanesi. Il premier Edi Rama su Facebook ha così commentato: “Dopo 72 ore tra le onde interne dell’Unione europea, l’Albania è riuscita a sapere la data in cui intraprenderà il proprio cammino verso l’Unione. I risultati delle nostre riforme hanno fatto sì che anche i più scettici riconoscessero i meriti di Macedonia e Albania. Una battaglia estremamente dura è stata vinta, la guerra continua.”
Il Presidente della Repubblica, Ilir Meta, invece, è stato più cauto e ha dichiarato che la decisione deve dare nuova energia al paese per superare le sfide che ha davanti e che l’esame del prossimo giugno sarà difficile anche per via delle prossime elezioni europee.
Il commissario per l’allargamento dell’Unione Europea, Johannes Hahn, ha invitato il governo di Tirana ad iniziare a lavorare il più presto possibile, non perdere un solo giorno e produrre risultati, soprattutto per quanto riguarda la riforma del sistema giudiziario.

Valerio Bartoli, Giulio Conte, Gianluca Maglione, Geraldo Myrtja

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