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Le conseguenze del Covid-19 sulle compagnie aeree europee

Non si tratta solo della crisi più grave del secondo dopoguerra, ma forse anche di quella più “democratica”: l’emergenza del Coronavirus sta colpendo ogni settore, compreso quello delle compagnie aeree. Nelle ultime settimane infatti, i collegamenti in Europa sono diminuiti del 60 % rispetto alle stesse settimane dello scorso anno, ma non solo. Gli analisti stimano che il vero e proprio picco avverrà nel mese di aprile, arrivando a una diminuzione ulteriore del 95 % per i voli internazionali in Europa. Con tre velivoli su quattro a terra, questa crisi rappresenta una paralisi del settore senza precedenti, la quale sfocia anche nel malcontento dei viaggiatori, quasi mai rimborsati per i numerosi voli annullati.

Le ripercussioni sulle compagnie aeree

Secondo la IATA, l’associazione internazionale del trasporto aereo, la perdita del settore, stimata in 76 miliardi di dollari, avrà un impatto sul Pil pari a 378 miliardi di dollari e una riduzione di 5.6 milioni di posti di lavoro. Gli aiuti finanziari necessari per sostenere le compagnie aeree ammonterebbero a 200 miliardi di dollari, ma al momento i governi europei non sembrano trovare un accordo comune. Le riprese dei voli aerei inoltre, dipenderanno da un fattore al momento difficile da prevedere: il recupero della domanda e, dunque, la scomparsa più o meno omogenea del Covid-19 nella maggior parte dei paesi Europei, le disponibilità economiche dei viaggiatori e più in generale la ripresa dell’economia mondiale.

I cittadini italiani all’estero

La conseguenza diretta e immediata della crisi di questo settore è però un’altra: i cittadini italiani impossibilitati a rientrare. Le compagnie aeree europee come Lufthansa, Ryanair, Swiss o EasyJet, già dalle prime settimane di marzo non garantivano più i voli diretti per l’Italia. Nonostante siano 35 mila le persone che sono riuscite a tornare, la Farnesina attualmente riceve 7 mila chiamate di aiuto al giorno da parte, ad esempio, delle 17 hostess e steward rimasti bloccati a Dublino, i tanti studenti Erasmus in Spagna o i turisti italiani bloccati nel Laos, molti anche con difficoltà economiche. Il numero esatto di italiani ancora all’estero è tuttavia difficile da stimare.

Le compagnie aeree e l’Europa

Ciò che stupisce è lo scarso intervento dell’Unione Europea: nonostante il Covid-19 sia presente anche negli Stati Uniti, in pochi giorni il rientro degli italiani è stato garantito dalla compagnia aerea Alitalia dalle principali città statunitensi, con una riduzione del prezzo e un ridotto numero di scali. Il primo paese europeo colpito dal Coronavirus è stato l’Italia e la solidarietà dimostrata dai paesi membri europei si è dimostrata scarsa anche in questo frangente: l’obbligo di assistenza si concretizza anche nei tentativi di garanzia di rientro degli italiani nelle proprie città, e non si tratta solo di un obbligo morale. L’articolo 222 del Trattato sul funzionamento dell’unione europea riguardante la clausola di solidarietà può essere considerato un esempio della mancata mobilitazione di cui si parla.

Alessia Hajdini, Alice Galati

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