La tutela diplomaticoconsolare dei cittadini europei
« [Il cittadino dell’Unione] ha il diritto di godere, nel territorio di un Paese terzo nel quale lo Stato membro di cui ha la cittadinanza non è rappresentato, della tutela da parte delle autorità diplomatiche e consolari di qualsiasi Stato membro, alle stesse condizioni dei cittadini di detto Stato » (Art.20, par.1, lett.c / TFUE). Questo è solo uno dei diversi particolari benefici garantiti dallo status di cittadino europeo. Ma come funziona tale tutela? È stato un meccanismo utile durante l’emergenza pandemica?
I presupposti per usufruire della tutela
La tutela diplomatico-consolare si può ottenere sulla base di due presupposti: avere la cittadinanza di uno degli Stati membri, dimostrabile con qualsiasi documento di identità valido (estendibile anche a cittadini di Stati terzi legati da vincolo di parentela a un cittadino dell’UE); l’assenza sullo Stato territoriale di una rappresentanza, tanto diplomatica quanto consolare, competente e soprattutto accessibile. Il concetto di accessibilità è molto importante ed è stato ridefinito dal Parlamento europeo: una rappresentanza risulta non accessibile non solo quando non possa fornire il servizio efficacemente, ma anche quando sia presente ma non facilmente raggiungibile (sia a livello di tempo, sia a livello di spese da sostenere dal cittadino).
I casi che rendono possibile la tutela
I Trattati prevedono una lista aperta, ovvero non esaustiva, di casistiche: l’assistenza in caso di decesso all’estero, di incidente o malattia grave, di arresto o detenzione, di atti di violenza; l’aiuto per il rimpatrio in casi di emergenza come disordini civili, terrorismo, conflitti armati e catastrofi naturali. In particolare in queste situazioni di crisi, è di fondamentale importanza il concetto di Stato guida: uno Stato membro (o coalizione di Stati membri) si assume volontariamente l’onere di agire tempestivamente nello Stato terzo in questione con le sue proprie squadre nazionali di risposta alle crisi, coordinando tutti gli altri Stati membri, assicurando in loco assistenza medica e procedendo all’eventuale evacuazione dei cittadini UE che ne facciano richiesta verso un luogo più sicuro.
Tutela e pandemia
Nonostante siano previste diverse situazioni di crisi e scenari complicati, in realtà il caso più diffuso in cui la tutela diplomatico-consolare entra in azione è il semplice smarrimento o furto del passaporto. Con l’emergenza Covid, questo sistema di tutela UE ha mostrato tutte le sue criticità: barriere che sembravano definitivamente abbattute a livello di integrazione sembrano essersi rialzate e le norme del caso si sono spesso rivelate inefficienti e non sono mancate le denunce da parte di cittadini europei sull’assenza di assistenza da parte di consolati degli Stati membri accessibili. L’Unione europea dovrà quindi prendere spunto da queste criticità per migliorare i meccanismi e rendere più chiara ed efficiente – ed eventualmente – colmare le lacune dell’attuale normativa (direttiva 2015/637 del Consiglio), vigilando allo stesso tempo sulla corretta attuazione delle disposizioni da parte degli Stati membri e su un’adeguata informazione sui diritti dei cittadini UE (molto spesso ignari dei benefici di cui sono titolari).