For every girl in Europe: la leadership dell’UE al femminile
A seguito della tragica scomparsa di David Sassoli, la maltese Roberta Metsola è stata eletta lo scorso 18 gennaio, giorno del suo quarantatreesimo compleanno, Presidente del Parlamento europeo. Metsola è la prima donna a ricoprire questa carica dal 1999, ventidue anni dopo Nicole Fontaine.
“Non passeranno altri due decenni prima che il prossimo Presidente sia una donna” aveva dichiarato nel suo discorso di accettazione.
La presidente Metsola, che di formazione è avvocata, dopo un dottorato in giurisprudenza, si è formata al Collegio d’Europa di Bruges. Diventata la candidata di spicco del suo partito maltese, è stata rieletta nel 2014 e poi nel 2019, acquisendo responsabilità all’interno del Partito Popolare Europeo, in particolare sui temi dell’immigrazione e della difesa della libertà della stampa.
Se la promozione e la tutela dei diritti delle donne costituiscono uno dei pilastri della sua esperienza politica, insieme a temi come la lotta alla disinformazione, i diritti Lgbtq+, la transizione ecologica e i cambiamenti climatici – come evidenziato da lei stessa nel suo discorso di insediamento – hanno fatto più volte discutere le sue posizioni contrarie alla legalizzazione dell’aborto. In passato, Metsola ha spesso difeso il suo Paese, Malta, l’unico a vietare totalmente l’interruzione volontaria di gravidanza, anche nei casi più gravi. Più recentemente, invece, si è esposta sulla questione dicendo che le sue posizioni sull’aborto saranno quelle del Parlamento europeo che ora rappresenta.
Il Parlamento sotto la sua guida dovrà essere un Parlamento delle possibilità, delle diversità. Dovrà esserci un maggiore impegno a favore dell’uguaglianza di genere e della tutela dei diritti delle donne.
Una leadership femminile ai vertici dell’UE
È la prima volta nella storia delle istituzioni europee che tre di esse sono simultaneamente guidate da donne. In occasione del 20° anniversario dell’euro, tenutosi lo scorso 14 febbraio a Strasburgo, la Presidente del Parlamento europeo ha incontrato la Presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
L’incontro tra le tre leader è stato incorniciato in una foto poi condivisa su Twitter dalla stessa Metsola ed accompagnata dalla didascalia: “For every girl in Europe. Believe” Credeteci.
Christine Lagarde e Ursula von der Leyen sono le prime donne ad essere elette nelle loro attuali cariche e con Roberta Metsola costituiscono una leadership femminile ai vertici dell’Ue .
Per un’Unione più ambiziosa
Convinta europeista, von der Leyen ha passato la sua infanzia nella capitale belga, sede proprio della Commissione europea. Dopo una laurea in medicina, ha mosso i primi passi in politica nelle file della CDU, il partito dell’ex cancelliera tedesca Angela Merkel, di cui era considerata da molti l’erede politica. Ha alle spalle una lunga carriera ministeriale, è stata la prima donna tedesca ad essere nominata Ministro della Difesa, per poi arrivare nel 2019 al vertice delle istituzioni europee.
Von der Leyen si è fatta portavoce di un’Unione europea che sia il più ambiziosa possibile in varie tematiche: dalla lotta al cambiamento climatico con la proposta di un Green Deal europeo, fino ad essere pronta ad affrontare l’era digitale e soprattutto ha ribadito il suo impegno per una Commissione più equilibrata dal punto di vista del genere.
Durante il suo mandato, la presidente della Commissione è stata al centro di alcuni incidenti diplomatico-protocollari, da molti considerati una vera e propria discriminazione di genere. In occasione di un vertice tra la Turchia e l’UE, tenutosi ad Ankara il 7 aprile 2021, la Presidente della Commissione si è trovata costretta a sedersi sul sofà anziché su una sedia, come invece richiede il protocollo per la carica che lei riveste. Il gesto del presidente turco Erdogan è stato visto come una discriminazione di genere che ha suscitato reazioni molto dure dal mondo occidentale, soprattutto in un periodo in cui la Turchia era al centro delle polemiche per la decisione di abbandonare la Convenzione di Istanbul sui diritti delle donne.
Non è stato esente dalle critiche il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, accusato di non aver reagito e di non essersi alzato dalla sua sedia, quando la tedesca era invece rimasta in piedi.
“È successo perché sono una donna” è stato il commento della diretta interessata.
Lo scorso febbraio, un incidente simile si è verificato a Bruxelles nel corso del vertice bilaterale tra Europa ed Africa. Questa volta è stato il ministro degli esteri ugandese a dimenticarsi, o forse ignorare di proposito, la von der Leyen, stringendo la mano solo a Michel e Macron. È stato quest’ultimo a far notare, dopo la foto di rito, al ministro che forse si stava dimenticando di qualcuno. Nonostante l’avvertimento però, Jeje Odongo si è limitato ad un semplice cenno del capo senza stringere la mano ad una delle più alte cariche delle istituzioni europee.
Anche l’economia è donna
Avvocata e poi ministro, nel 2009 Christine Lagarde è stata nominata dal Financial Times come la più virtuosa tra i ministri delle finanze europee. Lodata per aver protetto la Francia dalla crisi economica con le sue politiche fiscali, il suo è un curriculum di tutto rispetto tanto che il Fondo Monetario Internazionale la nomina direttrice operativa fino al luglio del 2019 quando viene designata dal Consiglio europeo come successore di Mario Draghi alla guida della Banca centrale europea, divenendo la prima donna a ricoprire questa carica.
“Sono onorata di essere una di loro” ha scritto in un tweet che riprendeva una foto con Von der Leyen e Metsola in occasione del 20° anniversario dell’euro.
Three women, three institutions, one goal
Un unico traguardo comune: quello di guidare la ripresa dell’Europa. Le tre donne al comando delle massime istituzioni dell’Ue, oltre all’obiettivo finale, hanno molto altro in comune. Appartengono tutte all’area conservatrice e, allo stesso tempo, condividono la visione di apertura nei confronti del sociale e la volontà di esercitare il proprio potere con i partner politici, e non contro di essi.
In uno dei momenti più drammatici della nostra storia sono loro tre ad avere la responsabilità di guidare l’Unione europea fuori dalla crisi causata dalla pandemia, in una situazione di povertà crescente, precariato incalzante e relazioni internazionali sempre meno stabili – clima in continuo peggioramento a causa della questione ucraina. La loro responsabilità non si limita, però, solo alla gestione dell’emergenza e al contenimento delle sue ripercussioni, ma riguarda il superamento delle più urgenti sfide della transizione, con una particolare attenzione verso gli obiettivi di Next Generation EU, per garantire un futuro alle nuove generazioni.
Lo sguardo verso il futuro accomuna la triade europea. Pensare a un futuro migliore per tutte le ragazze europee, del presente e del futuro: un’Europa in cui la presenza di una leader donna non sia più un’eccezione, ma la normalità.