Futuro dell'Europa

Next Generation EU-per la ripartenza dell’Europa

L’Unione Europea, messa a dura prova dall’epidemia di Covid-19 che alla fine dello scorso anno, ha portato ad una crisi economica di enormi dimensioni, ha riunito i suoi leader per siglare l’accordo sul “Quadro finanziario pluriennale 2021-2027” stanziando all’incirca 1.800 miliardi di euro per la ripresa dell’Europa. All’interno di tale quadro è stato inserito anche il Next generation Eu, più comunemente noto come Recovery fund, da 750 miliardi di euro, quale strumento temporaneo per il rilancio dell’economia europea, per la realizzazione di un’Europa più verde, digitale e resiliente. Siglando l’accordo i paesi dell’Unione Europea si impegneranno non solo a ricevere tali fondi da Bruxelles, devoluti in parte come sovvenzioni e in parte come prestiti a lunga durata, ma anche a restituirli entro il 2058.
Inoltre, la prima data che tutti gli stati dell’UE dovranno rispettare sarà quella del 30 aprile 2021, al presentarsi della quale dovranno esporre alla Commissione Europea il proprio piano nazionale di ripresa e resilienza, illustrando nello specifico le azioni da intraprendere con i soldi europei. Il piano nazionale di ripresa dovrà inoltre rispettare alcuni criteri predefiniti e concentrare i fondi sull’elaborazione di progetti volti al sostenibile.

Ma cos’è il Next Generation EU?

Con l’accordo Next generation EU, l’Unione europea vuole facilitare la transizione ecologica e digitale dei suoi stati membri. Più nello specifico tale piano si basa principalmente su tre pilastri, primo fra tutti quello di sostenere tutti gli stati membri per investimenti e riforme ma soprattutto quello di rilanciare l’economia dell’Unione Europea incentivando l’investimento privato e cercando di trarre insegnamento dalla crisi per potersi gestire meglio in futuro. L’obiettivo principale del NGEU è, da un lato, quello di incentivare gli investimenti per la ripresa della domanda aggregata e dall’altro di aumentare la sostenibilità delle singole economie europee.

La ripartizione dei fondi

I fondi dell’accordo Next generation EU, come abbiamo già evidenziato ammontano ad un totale di 750 miliardi di euro di cui 360 miliardi sono destinati a prestiti e 312,5 miliardi a sovvenzioni. E per quanto riguarda i restanti 75,5 miliardi? Come da accordo, i rimanenti miliardi sono stati impiegati in diversi settori fra cui la maggior parte, ovvero 47,5 miliardi, nel programma React Eu (Recovery Assistance for Cohesion and the Territories of Europe) per poi dividere la residua parte in 7,5 miliardi impiegati nello sviluppo rurale, 5 miliardi in Orizzonte Europa, 5,6 miliardi nel Fondo InvestEU, 10,5 miliardi nel fondo per la transizione giusta e 1,5 miliardi nel RescEu (Reconciling Economic and Social Europe). Volgere alla sostenibilità e al digitale è quindi il fulcro del Next Generation Eu e gli Stati infatti si impegneranno a concentrare i fondi in progetti che andranno dall’energia pulita e rinnovabile all’istruzione e formazione per le cosiddette skills digitali. Ovviamente l’allocazione degli aiuti previsti dall’accordo ai diversi Paesi europei si baserà su una divisione che terrà conto delle fragilità interne e dell’intensità con cui le economie sono state colpite dal Covid-19.

I paesi dell’Unione a confronto

Il recovery plan, che gli Stati dovranno presentare alla Commissione, dovrà spiegare dettagliatamente come verrà utilizzato il denaro finalizzato a rilanciare l’economia. Per quanto riguarda l’Italia il MEF, guidato dal Ministro Daniele Franco, in collaborazione con il Presidente Mario Draghi ha infatti il compito di illustrare tutti i settori verso cui saranno destinati i fondi: produzione di energia da fonti rinnovabili, abbattimento dell’inquinamento di aria e acqua, reti di distribuzione di energia per i veicoli ad alimentazione elettrica, produzione e distribuzione di idrogeno, digitalizzazione.
Mentre a livello europeo, per fare una stima di quali saranno i Paesi più avvantaggiati dal Recovery fund è necessario analizzare due punti di vista: se dovessimo parlare di chi riceverà più aiuti in relazione al proprio PIL, allora saranno la Bulgaria e la Croazia con sussidi pari al 10% del loro PIL-pre Covid19, seguiti dalla Grecia con il 9%. Se invece parlassimo di cifre assolute, allora in prima posizione troveremmo l’Italia. Per quanto riguarda invece i Paesi che risulteranno meno beneficiare da questo Recovery fund ci sono l’Austria, l’Olanda, la Danimarca e la Svezia che andranno a perdere i 2% del proprio PIL. Non è infatti, difficile immaginare quali fossero i Paesi più scettici per quanto riguarda l’adozione di questo piano. Inoltre, sempre facendo un’analisi a livello europeo, dal verbale del 24 febbraio 2021 si evince che i paesi che hanno fatto più progressi sulla stesura del Recovery plan e che stanno lavorando sulla bozza definitiva sono Francia, Spagna, Grecia e Portogallo.

Risultati attesi da Next Generation Eu

Essendo stato definito un “Fondo di ripresa” quello che ci si aspetta è che questo storico accordo sia in grado di far ripartire le economie che sono state duramente colpite dalla pandemia di Covid-19. Arrivati ad un punto di non ritorno era necessario l’intervento dell’Unione Europea nelle singole economie degli Stati. Nonostante il momento storico dove l’economia è messa in secondo piano per far fronte all’enorme sfida sanitaria che ci ha colpiti così duramente, è di fondamentale importanza che si attui un piano che possa a lungo termine arginare gli effetti devastanti per le economie e per tutti gli stati dell’Unione Europea generati dall’emergenza epidemiologica da Covid-19 che ha colpito l’intero pianeta già dai primi mesi del 2020.

Francesca Romana Fioretti, Costanza De Leonardis

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