Agenda

Verso il Consiglio europeo: le varie posizioni

Source: European Council

Cresce la tensione a poche ore dall’inizio del Consiglio Europeo più atteso dalla crisi greca. Mai come questa volta, si giungerà ad un Consiglio Europeo decisamente divisi. Alcuni highlights, su ciò che avverrà giovedì 23 aprile, sono emersi nel Consiglio dell’Unione Europea che si è protratto per settantadue ore. Vediamo come i vari Stati si stanno preparando all’appuntamento. 

Il rigore dell’Olanda 

“Dobbiamo sapere se c’è qualcuno che vuol essere lasciato fuori. Mi riferisco ai Paesi Bassi”, con queste parole il premier portoghese Antonio Costa ha risposto ad un’intervista all’agenzia di stampa “Lusa”. Sembrerebbe che la mancanza di tolleranza ed empatia dell’Olanda nei confronti degli stati europei del Sud Europa dimostri il rifiuto ad accettare qualsiasi ipotesi di eurobond e di indietreggiare sulla condizionalità del Mes. 
“L’UE abusa del coronavirus per far pagare al Nord Europa la montagna di debito dell’Europa meridionale. La solidarietà non significa che dobbiamo assumerci i loro debiti”, ha scritto il leader politico del Forum per la Democrazia, Baudet sul suo profilo Twitter. Difficilmente si prospetta un cambio di rotta dell’Olanda. 

La posizione della Germania: la Merkel apre alle trattative?


La Germania è da sempre il principale avversario delle obbligazioni comuni, con il sostegno tradizionale da parte dall’Austria, Paesi Bassi e Finlandia. La posizione della Merkel rappresenta quella dello Stato debitore più affidabile e, dopo anni di campagne elettorali contro gli Stati del Sud, anche oggi si dichiara irremovibile sulla non condivisione dei debiti. Per comprendere meglio il punto di vista tedesco, bisogna tornare indietro alla crisi greca e della zona euro. In questo scenario, nasce nel 2013, l’Alternative für Deutschland, un partito populista di estrema destra, favorevole all’uscita dall’euro e alla riacquisizione della sovranità nazionale. La crescente posizione euroscettica spinge la Cancelliera Merkel a non indietreggiare nelle scelte finora avanzate sul piano economico, accettare infatti gli Eurobond significherebbe dar voce ai populisti tedeschi. Interessante il parere dei Verdi che al contrario appoggiano la posizione italiana: “Sostengo la causa dei corona-bond. Gli Stati economicamente più forti come noi devono aiutare quelli che stanno peggio. È nell’interesse tedesco che l’economia italiana sopravviva alla crisi” così il leader dei Verdi Robert Habeck. Risulta evidente, quindi, che la Germania si presenterà al Consiglio Europeo non più con un animo coeso quanto forse indebolito delle lotte intestine in atto a Berlino. Si prospetta una Germania vulnerabile all’appuntamento europeo rispetto ai suoi competitors.

La sfida di Conte al Consiglio europeo

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, da giorni, tenta di rafforzare la propria posizione. Compito decisamente difficile, soprattutto dopo la “Caporetto” che c’è stata sabato 18 aprile, quando l’opposizione capeggiata dalla Lega e da Forza Italia, ha votato “no”, affossando, la proposta dei Corona-bond. Tuttavia, la stessa maggioranza rappresentata dal PD e dal M5S, si è espressa in modo non uniforme. La posizione del “blocco degli Stati del Sud” rimane ferma nel non accettare il MES. Conte afferma “il MES ha una cattiva reputazione in Italia. Non abbiamo dimenticato che ai Greci nell’ultima crisi finanziaria sono stati imposti sacrifici ben oltre l’accettabile per ottenere crediti. Di qui la mia posizione fondamentalmente scettica.” Nel difendere la propria proposta sui Corona-bond, il Presidente attacca: “Non posso certo suggerire io ad Angela Merkel o a Mark Rutte, come parlare ai loro cittadini. Non ho titolo per farlo. Posso solo ripetere che il punto di vista deve cambiare. E deve cambiare adesso. Dobbiamo tutti guardare all’Europa da Europei, il che è accaduto troppo di rado. Spesso ogni comunità nazionale guarda all’Unione europea solo dalla propria prospettiva e pensa di essere in credito con l’Europa, di dare più di quanto riceve. Prendiamo ad esempio la questione delle bilance commerciali: la Germania ha da anni un enorme avanzo commerciale e viene per questo criticata perché esso è più elevato rispetto a quanto prevedano le regole dell’UE. Col suo avanzo l’economia tedesca non fa da locomotiva dell’Europa, bensì da freno. Dobbiamo rafforzare la nostra casa comune e farlo rapidamente per poterci confrontare alla pari con le altre potenze economiche mondiali. Per questo lo strumento giusto è uno strumento finanziario comune, ambizioso ed equo.”

La linea di Macron

Il Presidente Emmanuel Macron continua il suo pressing su Olanda e Germania. Macron non usa mezzi termini e avverte, a muso duro, che se anche questa volta, come accaduto del resto con la Grecia, dovesse prevalere l’austerità, si potrà mettere la parola fine al progetto europeo. Per questo è imprescindibile attuare politiche economiche rivoluzionarie, che possano fronteggiare la crisi attuale senza indebitare ulteriormente gli Stati. La soluzione è la condivisione del debito attraverso l’emissione di eurobond. La mancata risposta dell’Europa, la dura posizione dei paesi del Nord può mettere in crisi la stabilità europea ed alimentare i populismi nel sud dell’europa e nell’est. Il Presidente sottolinea che questa crisi epocale ha già fatto cadere alcuni dogmi che erano dati per assoluti, ed avverte che presto ne cadranno altri, perchè l’economia è una scienza morale e come tale non può non tenere conto della solidarietà e del fattore umano, che in questa battaglia risultano imprescindibili.

La proposta di Sanchez al Consiglio europeo

Pedro Sanchez delinea una terza via decisamente percorribile ed in linea con il “blocco del Sud”. La proposta si concreta nello stanziare 1500 miliardi a fondo perduto attraverso un debito perpetuo da distribuire tra i paesi più colpiti e coperti da una parte del bilancio UE.
Sebbene questa sia una proposta coerente con le posizioni difese da Italia e Francia, si tratta, nel merito, di una offerta molto più appetibile per Germania e Olanda. La proposta infatti, aggirerebbe i vincoli giuridici e sarebbe facilmente accettabile, soprattutto dalla Germania che, in questo modo, eviterebbe di porre in votazione nei Lander le dette modifiche – le quali sarebbero oggetto di analisi finale della Corte Costituzionale tedesca – e che quindi comporterebbe un allungamento dei tempi ed un esito incerto.
L’attuazione del piano si avrebbe in tempi rapidi, infatti già con l’arrivo dell’estate si avvierebbe la costituzione del fondo. Non si tratterà di un prestito di denaro verso i singoli paesi, come avvenuto in passato causando l’indebitamento di quest’ultimi, ma di trasferimenti diretti e limitati nel tempo. La cifra destinata ad ogni paese non terrà in considerazione come parametro il reddito di ognuno, bensì il danneggiamento subito in termini umani, sociali ed economici dal COVID-19 e le sue conseguenze. Essendo questo un debito perpetuo, gli Stati avranno l’onere di pagamento degli interessi, che risulterebbero essere estremamente bassi in virtù del debito rating AAA. 
Il problema relativo a questa proposta riguarda il finanziamento del debito. La Spagna prevede che venga finanziato in parte dal bilancio UE, il quale era già previsto che venisse aumentato a causa della Brexit dall’1% all’1.2% ma che potrebbe lievitare ulteriormente al 2%.

Giorgio Motolese, Michela Doti, Zarina Gafurova, Sara D’ambrosi


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

LabEuropa
Panoramica privacy

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.