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Approvazione, Evoluzione e Prospettive del PNRR

Intervista a Flavia De Gregorio, Consigliera Capitolina e Presidente del Gruppo Capitolino Lista Civica Calenda Sindaco, Vicepresidente Commissione Pari Opportunità, Membro delle Commissioni Capitoline Politiche Sociali, Scuola, Turismo e Moda, Trasparenza.
In uno scenario composito come quello Europeo, riflettiamo sulle prospettive del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR), al pari del Bilancio 2021-2027 dell’Unione Europea.

Qual è il processo decisionale Europeo che ha portato all’approvazione del PNRR?

Il PNRR è legato, anche, a quello che è stato il processo del Covid-19, alla difficoltà che molti Stati hanno avuto nell’affrontare la crisi legata a questa terribile epidemia.
Questa tipologia di intervento da parte dell’Unione europea è molto interessante perché, come prevede proprio il Processo di Unione europea, è uno scambio tra un ordinamento sovranazionale – inerente alle leggi legate all’UE – e un ordinamento di natura nazionale, tanto che viene attivato l’articolo 11 della Costituzione, ovverosia la possibilità di avere dei vincoli legati dallo stato nazionale e inerenti all’Unione.
Con il PNRR si applica un modello di Governance di stretta collaborazione tra UE e governi nazionali, anche se, naturalmente, ogni piano è vincolato all’applicazione, a livello nazionale, e quindi al Parlamento nazionale.

Può parlarci delle risorse finanziarie, a quanto ammontano i fondi totali? Quanti sono per l’Italia e come sono allocate le risorse tra le sei missioni previste dal PNRR?  

L’ammontare dei fondi europei è di 806,9 miliardi di euro, di cui 191,5 miliardi di euro sono destinati all’Italia, uno dei paesi che ha il maggior numero di fondi applicati. Di questi, 122,6 miliardi sono “persi”, sono cioè quelli che l’Italia dovrà restituire, mentre 68,9 miliardi sono le cosiddette “sovvenzioni” a fondo perduto. Questi 191,5 miliardi sono poi suddivisi per i sei pilastri sui quali si costruisce il PNRR del nostro paese: la prima missione “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo” copre il 59% delle risorse, la seconda missione “Rivoluzione verde e transizione ecologica” copre il 4%, la terza missione “Infrastrutture per una mobilità sostenibile” copre il 7%, la quarta missione “Istruzione e ricerca” il 15%, la quinta missione “Inclusione e coesione” il 6%, e la sesta missione “Salute” copre, purtroppo data l’esiguità, il 9% totale del PNRR.

Pensa che l’Italia, al pari degli altri paesi membri, abbia investito tutte le energie disponibili, avvalendosi della partecipazione e dell’apporto di tutte le forze economiche e sociali, per rilanciare gli investimenti e attuare importanti riforme?

Purtroppo, no. Qui c’è un tema di doppia natura. Il primo riguarda i ritardi nell’attuazione del PNRR, che possono essere attribuiti a due fattori principali.
Il primo di essi è legato al cambio di squadra impegnata nei primi sei mesi di governo, che ha creato una assenza di continuità nei progetti già avviati e dunque sospesi o rallentati, con tutte le conseguenze del caso. 
Il secondo fattore riguarda la scarsità di personale specializzato in grado di occuparsi specificamente del PNRR all’interno delle amministrazioni locali. Valga un esempio tra tutti: nella nostra città c’è personale tecnico adeguatamente formato per affrontare il PNRR, ma in quantità insufficiente rispetto alle reali esigenze. Tutto ciò si traduce in una mancanza di competenze e risorse umane necessarie per attuare efficacemente i programmi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: nel caso specifico di Roma, ad esempio, solo 110 milioni di euro dei 4 miliardi di euro a disposizione sono stati investiti fino ad oggi.

Il PNRR prevede 63 riforme. Quali sono i principali interventi di semplificazione previsti per garantire la realizzazione e il massimo impatto degli investimenti?

Le principali riforme previste sono quelle inerenti al settore della pubblica amministrazione, della giustizia e del lavoro, ambiti considerati macroaree cruciali per il progresso di un paese. La digitalizzazione della pubblica amministrazione è un obiettivo che mira a semplificare i processi burocratici, migliorare l’efficienza e rendere i servizi pubblici più accessibili ai cittadini attraverso strumenti digitali.
Per quanto riguarda la giustizia, l’obiettivo è ridurre i tempi dei processi legali, che nel nostro paese sono notoriamente lunghi rispetto alla media europea. Ciò comporta spesso ritardi nell’amministrazione della giustizia e impedisce un accesso rapido ed equo alla stessa. Le riforme in questa area possono coinvolgere l’implementazione di sistemi elettronici per la gestione dei processi.
Infine, il tema centrale, quello del lavoro, riguarda l’adozione di politiche e riforme per stimolare l’occupazione, migliorare le condizioni lavorative e promuovere l’equità nel mercato del lavoro. 
È importante sottolineare che queste aree sono complesse e richiedono una pianificazione e un’implementazione oculate per ottenere risultati significativi.

Vorremmo concludere chiedendo: a distanza di tre anni dall’entrata in vigore del più grande Piano di Aiuti dai tempi del Piano Marshall, si sta rispondendo in maniera positiva alle aspettative? Il ricorso a tutte le risorse messe a disposizione consentirà all’Italia di colmare il forte Gap sociale e territoriale, in particolare nel Mezzogiorno?

Ricollegandoci a quanto detto in precedenza, purtroppo no. Mi auguro che possa esserci una accelerazione, in modo da riuscire e portare a termine tutti quelli che sono i progetti previsti. Nel caso, ad esempio, della sanità pubblica, che è stata smantellata, è auspicabile che queste risorse vadano a colmare alcune problematiche che la riguardano. 
Anche quello della digitalizzazione è uno dei temi principali; le problematiche riguardano soprattutto il mezzogiorno, ma anche Roma Capitale, un ente nei cui uffici, ancora oggi, abbiamo problemi di connessione legati alla rete internet. 
Personalmente mi auguro che il nostro Paese riesca a colmare il gap sociale e territoriale.
Quello che vedo però è che purtroppo c’è un forte ritardo dovuto alla “non capacità” da parte della amministrazione di riuscire a rispondere a dei progetti, sicuramente molto complessi, proprio a causa della esigua presenza di personale appositamente formato. 
In questo periodo, l’obiettivo è fare in modo che ciò avvenga. 
Stesso discorso può essere fatto riguardo ai tribunali: esistono numerose problematiche sul processo telematico, ci sono una serie di gap che vanno colmati e oggi siamo in forte ritardo sotto questo punto di vista perché non c’è personale in grado di farlo, senza dire che spesso, alla presenza di dirigenti molto anziani e in via di pensionamento, si aggiunge una carenza di personale dirigenziale che costringe le amministrazioni ad affidare ai presenti incarichi all’interno di più ambiti. 
Inoltre, abbiamo fondi strutturali molto significativi, ma è necessario che il personale sia formato per poterli poi applicare in maniera concreta. 
Ad oggi, di nuovo, la scelta di cambiare la dirigenza impegnata sui programmi del PNRR. 
A mio avviso, trattasi di un “passaggio” sbagliato, perché già Draghi aveva avviato, con la sua squadra, la progettazione, e modificare ancora una volta quest’ultima, per quanto sia comprensibile a livello politico, lo è un po’ meno a livello amministrativo in quanto comporta ulteriori rallentamenti in una situazione già molto complessa come quella attuale.

Consigliera De Gregorio vorrebbe aggiungere qualcosa?

Spero che il PNRR rappresenti uno stimolo per dare una forte innovazione alla amministrazione pubblica, sia locale che centrale anche attraverso inserimento di nuovo personale magari maggiormente stimolato e formato su quelle che sono le nuove sfide che l’Italia, così come l’Unione europea, sarà chiamata ad affrontare. 
Ricollegandomi alla prima domanda, questo è anche un nuovo modo per l’UE di entrare a contatto con la realtà dei cittadini: spesso c’è un gap tra la prima e quello che la cittadinanza percepisce effettivamente, e questo rappresenta un modo per evidenziare, invece, la vicinanza dell’Unione europea e non solo il protagonismo dei singoli Stati. 
C’è un nuovo modello di Governance misto e quindi credo che si debba rispondere all’articolo 11 della Costituzione, anche attraverso il PNRR, ma bisogna farlo con le risorse giuste.
Sono stati stanziati tanti soldi, il tema è capire se riusciremo ad impiegarli.

Anna Buttiglione, Alessandro Ferrari, Ilaria Panichi 

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