I partiti italiani alla ricerca di alleanze in Europa

Le elezioni europee dell’ormai vicino 26 maggio si stanno rivelando piuttosto impegnative per i partiti italiani, alle prese con un delicato risiko di alleanze. La posta in gioco è altissima: inserirsi in un gruppo parlamentare solido e numeroso.
Verso un avvicinamento PD – LREM?
La novità di queste elezioni è che ad essere coinvolti sono anche partiti storicamente solidi e rappresentati, com’è il caso del Partito Democratico. Tradizionalmente membro della Progressive Alliance of Socialists and Democracy (S&D) con l’SPD, nell’attuale legislatura, il Partito Democratico ha dimostrato una disponibilità a una collaborazione con movimento di Emmanuel Macron, Rinascimento Europeo.
Dopo la candidatura di Sandro Gozi tra le fila del partito di Macron (e l’endorsement di Renzi, l’11 maggio da Strasburgo), la riunione organizzata da La République En Marche, alla quale hanno partecipato anche esponenti democratici, ha avuto come obiettivo quello di discutere della creazione di un nuovo gruppo parlamentare, composto dalle storiche forze progressiste.
A questo si è aggiunto l’incontro a Torino, «Contro i nazionalismi per cambiare l’Europa», in cui Stanislas Guerini, delegato generale di LREM, ha dibattuto con Zingaretti. Questi, pur ribadendo che il PD «resterà nel Partito Socialista Europeo», ha parlato di una «convergenza» tra forze diverse come il PD e En Marche finalizzata a «ridare centralità e forza al sogno europeo».
Le difficoltà del M5S
Incerto sulla sua collocazione a Strasburgo è poi il Movimento 5 Stelle. Nel corso della legislatura in scadenza, gli europarlamentari grillini hanno seduto tra i banchi dell’EFDD (Europe of Freedom and Direct Democracy), il gruppo sorto all’indomani delle elezioni del 2014 i cui componenti principali sono proprio il M5S e lo Ukip di Farage. L’alleanza con quest’ultimo, tuttavia, non è più un’alternativa praticabile per il Movimento, alla luce della Brexit e del deciso spostamento a destra del gruppo. Di qui, l’ambiziosa intenzione di fondare un nuovo gruppo parlamentare.
Possibili alleanze per il M5S
I quattro potenziali partiti alleati individuati da Luigi Di Maio sono il polacco Kukiz’15, il finlandese Liike Nyt, il croato Živi Zid ed il greco AKKEL. Dei primi due ce ne siamo già occupati; il terzo, letteralmente «muro vivente», deve il suo nome alla nascita, nel 2011, come organizzazione anti-sfratti, poi evolutasi in partito politico; AKKEL, infine, è il partito greco dell’agricoltura. Euroscetticismo a parte, sono ben pochi i punti di contatto tra queste forze politiche e, soprattutto, tra di loro solo Kukiz’15 e Živi Zid dovrebbero riuscire ad eleggere dei propri rappresentanti. Quest’ultimi, inoltre, sarebbero ben pochi e, sommati agli eletti tra le fila dei grillini, non consentirebbero la costituzione di un nuovo gruppo parlamentare (per la quale sono necessari 25 deputati, provenienti da sette Stati membri).
Il protagonismo della Lega
Ancora più dinamica nella tessitura di alleanze è la Lega di Matteo Salvini. Anche per l’altro vicepremier infatti, queste elezioni sono decisive per il ruolo ambizioso che i leghisti intendono giocare a Strasburgo.
Tuttavia, il peso politico maggiore rispetto alla precedente tornata elettorale potrebbe rivelarsi un ostacolo per Salvini, in quanto motivo di frizione con Marine Le Pen, in testa ai sondaggi col suo Rassemblement National (RN, ex Front National).
A seguito delle elezioni del 2014, infatti, Lega Nord e Front National sono confluiti nel gruppo Europe of Nations and Freedom (ENP), in cui i rapporti di forza erano decisamente spostati a favore del secondo: 20 deputati frontisti contro i 6 leghisti. Come detto, dunque, una Lega più forte si ritroverebbe, con ogni probabilità, a contendersi col RN la leadership dei sovranisti europei.
Prove di alleanze tra partiti sovranisti
Non sarebbe stata casuale, dunque, l’assenza di Le Pen all’incontro svoltosi a Milano l’8 aprile, all’Hotel Gallia, per lanciare la campagna elettorale della Lega, sebbene i vertici del partito abbiano minimizzato, ricordando che di lì a qualche giorno Salvini avrebbe incontrato la leader del RN a Parigi.
Erano presenti, invece, all’incontro Jörg Meuthen, portavoce federale di Alternative für Deutschland (AfD), la destra estrema tedesca; Anders Vistisen, europarlamentare del danese Dansk Folkeparti (DF); Olli Kotro, candidato del finlandese Finns Party. Significativamente, nessuno di questi partiti è membro dell’ENP: AfD dal 2016 fa parte di EFDD mentre gli altri due appartengono all’ECR, lo European Conservatives and Reformists Group. All’ipotetico, nuovo gruppo parlamentare che dovrebbero costituire le forze appena citate – questa, infatti, era la ragione dell’iniziativa – dovrebbe aderire anche lo slovacco Sme Rodina, che il 14 aprile ha sottoscritto il manifesto lanciato da Salvini all’Hotel Gallia.
Una nuova destra europea
La rivalità tra Rassemblement e Lega non sarebbe così estranea al fatto che l’internazionale sovranista (così definita dai media mainstream) non abbia espresso un suo Spitzenkandidat. L’obiettivo del vicepremier è materializzare questa internazionale sovranista in una nuova destra europea (i già citati Sme Rodina, Finns Party, DF, AfD più il bulgaro Volya, l’estone EKRE ed il ceco SPD) ed i suoi tradizionali alleati, Vlaams Belang, FPÖ, PVV e RN.
Il ruolo di Forza Italia
Non sembra essere in discussione l’appartenenza del partito di Silvio Berlusconi al gruppo dei popolari ma è rilevante il recente scambio di battute tra lo stesso Berlusconi e Salvini. Il primo, sul Corriere della Sera del 25 aprile, ha scritto della necessità di costruire «un’Europa diversa, alla quale popolari, liberali, conservatori, sovranisti illuminati possano lavorare insieme». Più recentemente, ha ribadito il suo impegno a favore della nascita di un «centrodestra europeo», anche se Angela Merkel ha categoricamente negato l’eventualità dell’ingresso della Lega nel Ppe.
Il secondo, dal canto suo, ha replicato aprendo alla possibilità di «combattere sullo stesso fronte» in Europa.