La Conferenza sul futuro dell’Europa: Beniamino Caravita e Pier Virgilio Dastoli

È ormai trascorsa qualche settimana dalla firma della Joint declaration for the Conference of the Future of Europe: come si procede e quali sono le prospettive in vista della quasi imminente ripartenza il 9 maggio prossimo? A queste e ad altri interrogativi hanno risposto due grandi personalità, Beniamino Caravita di Toritto e Pier Virgilio Dastoli all’interno del ciclo di incontri Dialoghi sull’Europa 2021 giunto ormai alla sua 5°edizione, organizzata dal Dipartimento di Scienze Politiche della Sapienza Università di Roma.
I nostri ospiti, già nel dicembre 2019 hanno preso parte al primo incontro presso la Commissione Affari Costituzionali del Parlamento Europeo, durante la quale lo stesso lanciò il tema della Conferenza sul futuro dell’Europa in risposta al grande entusiasmo dei cittadini europei alle elezioni europee e grazie al profuso impegno del Presidente Macron.
Un congelamento solo provvisorio
La discussione si avvia evidenziando il concetto fondamentale del dibattito: l’inevitabile cambiamento prospettato in vista della ripresa dei lavori della Conferenza “congelata”, anche se temporaneamente, per ragioni di equilibri istituzionali interni, ma soprattutto per il devastante impatto della pandemia sulle istituzioni europee. Il 10 marzo scorso, durante la sessione plenaria del Parlamento Europeo, il Presidente Sassoli, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il Presidente di Turno del Consiglio dell’Unione Europea Antonio Costa, hanno ribadito il principio di inclusione di tutti i cittadini dell’UE al fine di sancire un “nuovo inizio per l’Unione Europea e per tutti i suoi cittadini. […] Tutti i cittadini europei e la società civile, avranno l’occasione unica di plasmare il nostro futuro comune”.
I grandi temi della Conferenza sul Futuro dell’Europa
Tra i numerosi temi affrontati durante l’incontro, sono emersi con maggior forza quelli riguardanti i cambiamenti degli assetti istituzionali, i futuri rapporti dell’Unione Europea con la Gran Bretagna e con la Scozia, il tema dell’autonomia strategica dell’Unione che, come evidenziato da entrambi i nostri ospiti, si concretizzerà nella dimensione di una Difesa comune europea ma anche in altri aspetti della vita democratica.
Rilevante macro tema che la Conferenza dovrà porsi, secondo il professor Caravita, è il rapporto tra Stato e Mercato emerso in merito al continuo rafforzarsi di un processo di spostamento dell’Europa, “dall’Europa dei mercati, all’Europa dei diritti”. Oggi forse, alla luce delle misure economiche post-Covid sarebbe necessario ricreare, il rapporto tra economia sociale di mercato ed economia fortemente competitiva.
La governance europea
Grande attenzione è stata posta anche sul concetto di governance europea in merito al quale, Dastoli ha esordito ricordando l’incontro dell’executive board della Conferenza – che si terrà il prossimo 26 marzo – alla quale prenderà parte il team approvato il 18 marzo scorso dalla Conferenza dei Presidenti del Parlamento e incaricato della gestione quotidiana dell’evento. Tra i membri che lo compongono, vi è solo un italiano, il Presidente Sassoli (ma solo fino al dicembre 2021 – termine del suo mandato).
La dimensione politica dell’Europa
Perché è cosi importante il tema della Governance Europea? Come sostenuto dal professor Caravita, “l’Europa deve ritrovare una sua forte dimensione politica”: essa non può più esser solo l’Europa della Commissione Europea, solo l’Europa dei giudici né, tantomeno l’Europa delle Regioni, ma “deve accettare che il confronto sulle grandi scelte politiche avvenga sia all’interno dei confini nazionali, sia traslato all’esterno, nella dimensione europea”.
Un problema dunque, di carattere giuridico, ma soprattutto politico che forse l’Italia inizia a comprendere solo oggi con l’ascesa del nuovo Governo Draghi. “Le vere dimensioni politiche” sostiene il professor Caravita, “sono quelle che si giocano a livello europeo e i fatti che avvengono a livello nazionale sono solo Bagatellsagen”.
La Conferenza e la riforma dell’assetto istituzionale
Per questo è necessario che “l’Europa e il sistema istituzionale siano riformati”. Il Movimento Europeo, di cui Dastoli è Presidente, riprendendo l’idea di Spinelli, sostiene che il ruolo costituente spetterà al Parlamento Europeo che, organizzando delle assise interparlamentari con i governi nazionali, procederà all’elaborazione di un ampio progetto di riforma dell’Unione che elimini la frammentazione del dibattito in 27 differenti dibattiti nazionali. L’idea? trasformare le elezioni europee 2024 in un referendum paneuropeo il cui focus è proprio il tema della Riforma dell’Unione.
In virtù di queste considerazioni, è emerso che la Conferenza sul futuro dell’Europa avrà un vantaggio solo se “saranno rispettati tutti i criteri inseriti nella dichiarazione congiunta”.
Dastoli evidenziando il tema della democrazia partecipativa sostenne che il concretizzarsi della partecipazione diretta dei cittadini ai dibattiti, ai dialoghi e agli incontri della Conferenza, renderebbe la stessa un luogo di incontro e di dialogo trasparente (come sancito dall’articolo 11 del Trattato di Lisbona) tra i rappresentanti delle istituzioni e le organizzazioni della società civile.
“Federalism as process”
La pluralità dei modelli federali è una caratteristica del sistema mondiale: ma quale tra questi è il più adatto all’Unione Europea? Analizzandolo secondo una prospettiva attuale, lo studioso americano Friedrich ci offre un grande spunto di riflessione, il federalism as process ovvero il rifiuto del modello federale “costruito da entomologi”, ragionando piuttosto “sull’evoluzione dell’Eu dai primi grandi modelli della prima grande crisi del colonialismo, ai grandi modelli della seconda grande crisi del colonialismo”.
Solo nel secondo dopoguerra si prese atto dell’importanza dei processi di federalizzazione quali strumenti di unità ed omogeneità non solo all’interno di sistemi come quello indiano, nigeriano o sudafricano che presentavano evidenti disomogeneità etniche, sociali, linguistiche, religiose, ma anche all’interno del sistema europeo in cui lo Stato Nazionale – nato con la pace di Westphalia (1648) – non è piu in grado di reggere le sfide che gli vengono poste.
Un continuo processo di adattamento verso la sistematica parlamentarizzazione della forma di governo Europea, delle Camere e dei ruoli del Presidente del Consiglio Europeo e della Commissione Europea a condizione, rileva Dastoli, che il candidato presidente si metta in gioco nella Campagna elettorale.
Quale ruolo per i cittadini europei nella Conferenza?
Entrambi gli ospiti, hanno più volte evidenziato il concetto di mobilitazione delle coscienze collettive facendo emergere che, dopo un anno e mezzo di congelamento dei rapporti interpersonali, di scambi di opinione diretti, della presenza in loco, è forse quasi auspicabile un’effettiva partecipazione popolare alla Conferenza. È altresì necessario evitare di ricommettere lo stesso errore della Conferenza di Giscard “rimasta chiusa nei palazzi di Bruxelles”.
Sono i giovani il motore della nuova forma di mobilitazione collettiva: utilizzando al meglio i numerosi strumenti di comunicazione digitale, possono lanciare in rete dibattiti tematici transnazionali che portino sul tavolo della Conferenza contribuiti utili e idee su come Noi vogliamo costruire la “NOSTRA Europa” trasformando cosi la “conferenza in uno spazio pubblico europeo di dibattito” (Habermas).
Dialoghi sull’Europa, come affermato sia all’avvio che al termine dell’incontro, è dunque una concreta forma di partecipazione e mobilitazione della coscienza collettiva, un importante punto di partenza che mette insieme diversi spunti di riflessione che, posti sul tavolo della Conferenza, facciano sentire la nostra voce e siano un importante strumento per la crescita collettiva dell’Europa di domani.