Brexit: “un fallimento dell’UE”. Intervista alla prof.ssa Caravale
Alla vigilia delle elezioni europee ci siamo rivolti alla professoressa Giulia Caravale, docente di Diritto pubblico anglo-americano e di Diritto costituzionale italiano e comparato alla Sapienza Università di Roma per parlare della Brexit e degli ipotetici scenari futuri, anche in vista del voto.
Il Consiglio europeo ha deciso di accordare al Regno Unito altri 6 mesi di tempo per lasciare l’UE, infatti i leader europei e la premier britannica May si sono trovati d’accordo per un’estensione flessibile (Flextension) al 31 ottobre, giorno in cui si celebra la festività di Halloween.
Come giudica l’accordo sulla Brexit e quale rischio è stato scongiurato? Pensa che la Camera dei Comuni riuscirà a raggiungere un’intesa entro quella data? L’UE accorderà eventualmente un’ulteriore estensione?
Giudico la decisione di rinvio in maniera positiva perché ha scongiurato l’uscita dell’UK dall’UE senza “deal”, senza accordo, perché il “no deal” creerebbe problemi a entrambe le parti. Nel mese di giugno la Camera dei Comuni sarà chiamata a votare per la quarta volta sull’accordo. Nel caso venisse ancora una volta respinto forse l’unica possibilità sarà quella di indire nuove elezioni in modo da dar vita ad una nuova maggioranza parlamentare.
Credo che l’UE abbia dimostrato di essere disponibile a estendere il periodo, l’ha già fatto 2 volte, quindi, in teoria, potrebbe farlo anche una terza volta. Tuttavia nel momento in cui ha concesso l’estensione al 31 ottobre, l’Europa ha evidenziato come il Regno Unito dovrà sfruttare al meglio l’ulteriore tempo concesso per raggiungere un’intesa. L’Europa potrebbe prevedere anche una nuova definizione del periodo di transizione, ma al momento comunque si possono fare solo delle ipotesi.
Seppure sia stata fissata una data, il Regno Unito potrà lasciare l’UE anche prima del 31 ottobre se il Withdrawal Agreement – l’accordo siglato tra May e Bruxelles lo scorso novembre – sarà ratificato da Westminster, che lo ha già bocciato 3 volte. Verrà fatto il punto della situazione in occasione del summit europeo previsto per il 20-21 giugno.
La Commissione europea potrebbe essere favorevole a un accordo diverso da quello che la May ha tentato di far approvare dalla Camera dei Comuni? Ritiene possibile un dialogo tra la May e il Partito Laburista?
Attualmente penso che la Commissione europea non possa essere favorevole ad un accordo diverso rispetto a quello della May, perché ha ribadito più volte di poter accettare solo delle piccole modifiche a quest’accordo, e dunque non modifiche sostanziali. Peraltro all’interno del Regno Unito non è emersa alcuna maggioranza a favore di un progetto alternativo di Brexit e questo rende difficile le trattative. L’unica possibilità allo stato attuale è dunque che il Partito Conservatore e il Partito Laburista, che in questi giorni stanno dibattendo sulle modifiche da proporre all’accordo, riescano a trovare una intesa che abbia il sostegno del Parlamento. Un’ipotesi che, in questo momento, appare ancora lontana, soprattutto a motivo dell’opposizione interna al Partito Conservatore contraria alla permanenza nell’unione doganale, che è invece sostenuta dal Partito Laburista.
Tra le condizioni imposte al Regno Unito dall’UE, c’è l’obbligo di partecipare alle elezioni europee che si terranno alla fine di maggio. Nel caso in cui non volesse partecipare l’UK sarà costretto a lasciare l’UE il 1° giugno, anche in assenza di un via libera del Parlamento al Withdrawal Agreement, cioè lascerebbe con un no-deal Brexit o Hard Brexit.
Cosa cambierà con la partecipazione dell’UK alle elezioni europee?
Secondo molti commentatori politici l’esito delle elezioni europee potrebbe tradursi nel Regno Unito in una sorta di referendum sull’Europa. Tuttavia dai sondaggi continua ad emergere un Paese fortemente spaccato, con il Partito Conservatore e quello Laburista in calo a fronte di una forte ascesa del nuovo partito di Farage, il Brexit Party.
Bisogna comunque tenere presente che i risultati delle elezioni europee spesso si discostano da quelli delle politiche nazionali e che nel 2014 il partito più votato fu l’Ukip di Farage, seguito dal Partito Laburista e da quello Conservatore. Risultato che non trovò alcuna conferma alle politiche del 2015.
Inoltre il risultato elettorale dovrà essere interpretato anche alla luce di un altro dato, quello dell’affluenza alle urne, solitamente molto bassa nelle consultazioni europee. Sono tanti quindi i fattori che entrano in gioco e che dovranno essere tenuti in considerazione per leggere i risultati elettorali nell’ottica della Brexit.
Visto che nel referendum sulla Brexit gli scozzesi hanno votato in maggioranza per restare nell’UE, la Sturgeon, Primo Ministro della Scozia e leader del Partito Nazionale Scozzese dal 2014, ha riferito al Parlamento britannico che il suo governo ha intenzione di chiedere un nuovo referendum sull’indipendenza del paese, dopo quello del 2014.
Pensa che la Brexit possa determinare il dissolvimento del Regno Unito, con una possibile indipendenza della Scozia? Come si potrebbe sanare la divergenza di visioni riguardo l’UE tra Scozia e UK, per evitare un ulteriore referendum sull’indipendenza scozzese?
Sicuramente se si dovesse effettivamente realizzare la Brexit, vi potrebbero essere delle conseguenze per l’unità del Regno Unito, non solo per quanto riguarda la Scozia, ma anche per il Nord Irlanda. In questo momento la situazione dell’Irlanda del Nord è quella più difficile, non solo poiché dal gennaio 2017 è senza un governo, ma soprattutto per la complessa questione del confine interno all’isola. La soluzione prevista nell’accordo di recesso, quella del c.d. back-stop è tra gli aspetti più controversi dell’agreement. Per quanto riguarda la Scozia, questa, nel referendum del 2014, ha deciso di rimanere nel Regno Unito proprio per rimanere nell’Unione europea; quindi se fosse costretta a uscire dall’UE potrebbe chiedere, e già lo sta chiedendo, un nuovo referendum per l’indipendenza. In questo momento il governo dell’UK, ha escluso la possibilità di concedere un nuovo referendum, bisognerà vedere anche su questo come cambieranno in futuro gli equilibri tra governo scozzese e governo dell’UK.
Qual è la sua previsione sulla questione della Brexit? Ritiene che l’UK possa fare un passo indietro e non uscire alla fine dall’UE?
Non sono in grado di fare previsioni future sulla Brexit, come credo nessuno in questo momento. Tuttavia auspico personalmente che l’UK possa fare un passo indietro, ma è una mia opinione personale; come cittadina dell’UE sono favorevole alla permanenza di tutti i paesi, e ritengo che l’uscita del Regno Unito rappresenti un evidente fallimento dell’Unione europea.