L’adesione dell’Ucraina all’Ue: verso il maxi allargamento?
Ursula Von der Leyen durante la visita presso le città di Bucha e Kiev ha consegnato a Volodymyr Zelenskij un questionario, segnando l’avvio dell’iter ucraino verso l’adesione all’Unione Europea.
Tuttavia, ad oggi, il percorso per l’ingresso nell’Unione non riguarda soltanto l’Ucraina, ma anche quei Paesi come l’Albania, la Macedonia del Nord, il Montenegro, la Serbia, la Turchia, la Georgia e la Moldavia che ne hanno richiesto l’accelerazione a seguito dell’inasprimento non soltanto del conflitto russo-ucraino, ma anche della crescente influenza russo-cinese nei Balcani occidentali.
La procedura di adesione all’Unione europea
L’articolo 49 del Trattato sull’Unione europea disciplina l’iter della procedura di adesione di un Paese all’Unione europea, prevedendo una serie complessa di parametri e procedure.
Nello specifico, il Paese europeo interessato sottopone la richiesta formale di adesione al Consiglio, il quale a sua volta richiederà un parere alla Commissione circa la conformità del Paese in questione al rispetto dei c.d. “criteri di Copenhagen”. Questi sono parametri che lo Stato richiedente l’adesione è tenuto a rispettare per poter entrare a far parte dell’Unione. Sono tre e si dividono in criterio politico, criterio economico e criterio dell’acquis comunitario: il primo fa riferimento principalmente al rispetto della rule of law, il secondo richiede l’adesione alle norme che regolano l’economia di mercato, e l’ultimo concerne la capacità di adempiere agli obblighi inerenti all’adesione compresi gli obiettivi posti dall’Unione Politica, Economica e Monetaria.
Se lo Stato richiedente dimostra di rispettare questi tre parametri la Commissione esprimerà un parere favorevole, di cui il Consiglio terrà conto per la concessione dello status di candidato e quindi per l’adozione di un mandato di negoziazione. Detto mandato si costituisce di trentacinque aree politiche, per ognuna delle quali il Consiglio europeo stabilisce dei parametri di riferimento. L’intera fase negoziale è seguita dalla Commissione che ha il compito di redigere delle relazioni periodiche.
A completamento della procedura, viene elaborato il trattato di adesione, sul quale Consiglio dell’UE e Parlamento europeo dovranno esprimersi all’unanimità. A completamento dell’iter si richiede che il trattato sia ratificato da ciascun Stato membro dell’Unione.
Così descritto dunque, il processo di adesione all’Unione si può definire estremamente lungo e complesso.
La richiesta di adesione dell’Ucraina
Lo scoppio del conflitto russo-ucraino lo scorso 24 febbraio ha indotto il presidente Vlolodymyr Zelenskij a richiedere con urgenza l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea, formalizzandolo attraverso la firma della domanda di adesione indirizzata alla Presidenza del Consiglio dell’UE.
La richiesta è stata accolta favorevolmente dal Parlamento che il 1°marzo, ha adottato una risoluzione con la quale chiede alle istituzioni di competenza di accelerare l’attribuzione all’Ucraina dello status di Paese candidato.
Il pieno sostegno al popolo ucraino da parte del Parlamento è stato espresso dalla Presidentessa Roberta Metsola che ribadisce: “Questo deve essere il nostro momento Whatever it Takes”.
Tuttavia, l’inasprirsi della tensione tra la Russia e l’Ucraina, non spinge soltanto quest’ultimo Paese a richiedere l’adesione all’Unione, ma ad esso se ne affiancano altri quali la Moldavia e la Georgia.
L’intenzione favorevole da parte delle istituzioni europee di accogliere tali richieste, nonostante il percorso estremamente complesso descritto nel precedente paragrafo, invia un messaggio politico molto forte.
Accordo di associazione tra Ucraina e l’UE
Il 1° settembre 2017 l’Ucraina, l’Unione Europea e i ventotto Stati membri avevano già stipulato un accordo di associazione economica e politica.
Le parti dell’accordo si sarebbero impegnate a cooperare in ventotto settori chiave tra i quali spiccavano: i valori e i principi condivisi, la creazione di un DCFTA, la cooperazione rafforzata in materia di politica estera e di sicurezza, di giustizia, di libertà e sicurezza, di modernizzazione delle infrastrutture energetiche e di accesso alla Banca centrale europea per gli investimenti.
Tale accordo inoltre prevedeva che l’Ucraina attuasse una serie di riforme di natura economica, giudiziaria e finanziaria affinché il proprio sistema istituzionale si conformasse ai parametri europei.
Paesi attualmente candidati
Ad oggi i Paesi che hanno ottenuto lo status ufficiale di candidati sono cinque: Albania, Macedonia del Nord, Turchia, Serbia e Montenegro.
Nello specifico l’Albania che ha presentato la domanda di adesione nel 2009, ha acquisito tale status nel 2014. La Turchia firmò la richiesta di adesione nel lontano 1987 e diventò un candidato ufficiale dodici anni più tardi, nel 1999. La Serbia ha acquisito lo status nel 2012, la Macedonia del Nord nel 2005 ed infine il Montenegro nel 2010.
A marzo 2020 i ministri degli Affari europei hanno dato il loro accordo politico all’apertura dei negoziati di adesione con l’Albania e la Repubblica di Macedonia del Nord.
Evoluzione dell’adesione dei Balcani occidentali
In merito alla questione dell’allargamento nel 2021 la Commissione europea ha adottato un Pacchetto di Allargamento, in cui si è espressa in modo prioritario riguardo alle riforme all’interno dei Paesi dotati dello status di candidati, in particolare dei Balcani occidentali e della Turchia, lasciando sperare ad un’evoluzione rispetto all’accelerazione della procedura di adesione all’Unione europea. In tale contesto avrà un ruolo di spicco il Consiglio, nel prendere in esame le raccomandazioni espresse dalla Commissione stessa e le conseguenti decisioni sui prossimi passi da compiere.
La vicenda ucraina fa aprire gli occhi all’Unione europea circa la necessità di una pronta risposta alla crisi in atto, che rispetto al processo di adesione potrebbe concretizzarsi attraverso un lavoro di stramline della procedura ordinaria. Di fatti i processi di adesione, negli ultimi anni, hanno subito un notevole rallentamento.
Il cancelliere Olaf Sholz si è espresso favorevolmente riguardo l’accelerazione della procedura di adesione dei Balcani occidentali. Lo stesso parere è stato condiviso anche dall’Italia, espresso dal Presidente della Camera, Roberto Fico, che ha ribadito l’importanza delle relazioni con i Paesi partner dei Balcani occidentali, enfatizzando dunque l’indispensabilità di procedere ad un ulteriore allargamento strategico dell’UE verso questi Paesi continuando sulla strada dell’integrazione.
Proposta di creazione di una Comunità politica europea
In occasione della cerimonia conclusiva della Conferenza sul Futuro dell’Europa, tenutasi a Strasburgo il 9 maggio di quest’anno l’attuale presidente di turno dell’Unione Europea, Emmanuel Macron, ha aperto il discorso relativo alla revisione dei Trattati comunitari in sede di Consiglio europeo del 24 e 25 giugno, ribadendo che: “Essere efficaci significa decidere rapidamente in modo unito, saper investire massicciamente nei posti giusti, non lasciare nessuno sul ciglio della strada, cioè essere europei. Di fronte a questo, dovremo anche riformare i nostri testi”.
La creazione di una più ampia Comunità politica europea dovrebbe ammettere l’adesione di quei Paesi territorialmente europei che dimostrino di conformarsi coi valori e con i principi fondativi dell’Unione. Tuttavia, gli Stati richiedenti ad oggi hanno dimostrato di non rientrare ancora all’interno dei parametri necessari per l’adesione. In caso contrario l’Unione non esiterebbe a cooperare sia con i Paesi che vogliono aderire come l’Ucraina, Georgia, Moldavia, nonché i Paesi dei Balcani occidentali.