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La minoranza etnica romanì: il sostegno dell’UE

Lo scorso 8 aprile si è celebrata la giornata internazionale dei rom e sinti. È stata istituita in ricordo dell’8 aprile del 1971, quando a Londra si riunì il primo Congresso Internazionale delle popolazioni romanes e si costituì l’Unione Internazionale Romanì (IRU). Attraverso questa organizzazione i romanes chiedevano il riconoscimento della loro identità e del loro patrimonio culturale e linguistico nazionale, non circoscritto all’interno di un unico stato o territorio, ma presente in tutti i paesi europei.

La minoranza etnica dei romanì

Il popolo romanì rappresenta la minoranza etnica più grande d’Europa e tutt’oggi la discriminazione nei loro confronti è ampiamente diffusa. Una parte significativa dei romanì in Europa vive in condizioni precarie, sia nelle aree rurali che in quelle urbane, in circostanze socioeconomiche molto povere e in una condizione di ampia privazione dei loro diritti umani in vari settori della vita.
L’Unione europea da anni dimostra un certo interesse per questa comunità e per le politiche di inclusione messe in atto dai vari paesi europei. L’antiziganismo radicato nelle società, anche a livello istituzionale, si manifesta quotidianamente come ostacolo al raggiungimento di un pieno godimento dei loro diritti fondamentali, dell’inclusione sociale e dell’uguaglianza, in quanto cittadini dell’UE.
L’antiziganismo esiste nelle nostre società da secoli e ha assunto la sua forma più crudele durante l’Olocausto. Una delle vicende più tristi e meno conosciute è quella definita dal termine samudaripen, che letteralmente significa “uccisione di tutti”, ovvero sterminio o genocidio, con cui i romanì descrivono il genocidio dei rom avvenuto nel periodo 1938-1945 da parte dei nazisti e dei loro alleati. Nel 1935 la legge di Norimberga privò i rom della cittadinanza tedesca, dando inizio a un nuova fase della loro storia fatta di violenze, reclusioni nei campi di concentramento e successivamente soggetti a genocidio nei campi di sterminio nazisti.

I dati sulle condizioni di vita dei romanì in UE

In breve, secondo la seconda indagine dell’Unione europea sulle minoranze e la discriminazione, condotta nel 2016 dall’Agenzia dell’UE per i diritti fondamentali (FRA), circa l’80 % delle persone romanì nei nove Stati membri dell’UE con la maggior presenza di popolazione romanì vive al di sotto della soglia di povertà del paese di residenza, una persona su tre di origini romanì vive in alloggi senza acqua corrente, una su 10 in alloggi senza elettricità e il 78 % dei romanì vive in alloggi sovraffollati.
Per di più, l’aspettativa di vita e lo stato di salute dei romanì rimangono di molto inferiori a quelli del resto della popolazione e tra i romanì si registrano tassi molto elevati di disoccupazione, analfabetismo e di abbandono scolastico precoce. Le donne romanì sono particolarmente colpite, si registra un tasso maggiore di disoccupazione e analfabetismo rispetto agli uomini e subiscono spesso forme estreme di molestie verbali, fisiche, psicologiche e razziali e di segregazione etnica.
L’indagine, inoltre, rileva che i rom soffrono alti livelli di discriminazione nella vita quotidiana, sia nella ricerca di un lavoro, nel posto di lavoro, nell’istruzione, nella sanità o durante i contatti con enti amministrativi o, semplicemente, al loro ingresso in un negozio. Quasi un terzo (27%) dei rom intervistati nell’indagine non sono a conoscenza delle leggi che vietano la discriminazione basata sull’origine etnica e la maggior parte dei rom (82%) non conosce organizzazioni che offrono sostegno alle vittime di discriminazione e razzismo.

La legislazione europea

Nel 2011 la Commissione ha adottato un quadro dell’UE per le strategie nazionali di integrazione dei Rom fino al 2020. Tale quadro mirava principalmente ad affrontare l’esclusione socioeconomica dei Rom nell’UE. Nel 2013, il Consiglio ha adottato una raccomandazione su misure efficaci per l’integrazione dei Rom negli Stati membri, con la quale ha fornito degli orientamenti concreti agli Stati su come rafforzare l’attuazione delle loro strategie nazionali di inclusione. Tuttavia, in dieci anni, i progressi nell’integrazione dei romanì sono stati estremamente limitati.
Tanto è vero che il Parlamento europeo, in una sua recente risoluzione, ha riconosciuto che la normativa anti discriminazione vigente non è sufficiente per combattere l’antiziganismo. Così ha chiesto agli Stati membri di mostrare un maggiore impegno nel fermare la discriminazione dilagante.
Per gli eurodeputati, era necessario sviluppare una proposta legislativa in materia di uguaglianza, inclusione, partecipazione del popolo romanì e lotta all’antiziganismo perché la cultura romanì fa parte della cultura e dei valori europei. I romanì hanno contribuito alla ricchezza culturale, alla diversità, all’economia e alla storia comune dell’UE ed è importante proteggere il loro patrimonio culturale negli Stati membri per sviluppare una maggiore coesione sociale.

Obiettivi della Commissione europea

L’anno scorso la Commissione ha adottato un ambizioso quadro strategico decennale per rafforzare l’impegno di promuovere l’uguaglianza, l’inclusione socioeconomica e la partecipazione attiva dei romanì alla società. Ha così fissato sette obiettivi a livello europeo, di cui tre orizzontali, nei settori dell’uguaglianza, dell’inclusione e della partecipazione, e gli altri quattro settoriali, nei settori dell’istruzione, dell’occupazione, degli alloggi e dell’assistenza sanitaria.
A tal proposito, la Commissaria per l’uguaglianza, Helena Dalli, aveva dichiarato che “for the European Union to become a true Union of Equality we need to ensure that millions of Roma are treated equally, socially included and able to participle in social and political life without exception”.

Verso una maggiore integrazione europea della comunità romanì

Lo scorso 21 marzo 2021, il Consiglio dell’Unione europea ha adottato una raccomandazione sull’uguaglianza, l’inclusione e la partecipazione dei rom in tutti gli Stati membri, all’unanimità.
In occasione della celebrazione della giornata internazionale dei rom e sinti di quest’anno, importanti esponenti europei hanno dichiarato che tale adozione all’unanimità “sent a strong and clear signal that Member States are determined to address the multiple challenges Roma communities face across the EU”.
Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, su Twitter ha ribadito l’impegno europeo nella lotta alla discriminazione della popolazione romanì e nello sviluppo di una maggiore loro inclusione nella società europea.


Lo stesso David Sassoli, Presidente del Parlamento europeo, ha twittato che “it is our duty as Europeans to fight for those who are – too often – neglected, and discriminated against”, confermando l’impegno del PE di condannare e contrastare il pregiudizio e l’ostilità che il popolo rom deve ancora affrontare ogni giorno in Europa.

Martina Bonaccorso

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