La Democrazia nell’Unione europea: lo Speciale Eurobarometro della Commissione

Lo scorso marzo, la Commissione europea ha pubblicato lo Special Eurobarometer 507, che si intitola “Democracy in the EU”. Il numero speciale dell’Eurobarometro è stato commissionato dalla DG Giustizia e Consumatori con l’intento di realizzare un sondaggio sullo stato di salute della democrazia nell’Ue con particolare riferimento al momento fondamentale della democrazia, vale a dire le elezioni. A tal proposito, la Commissione ha inserito tra le sue priorità del periodo 2019-2024, l’obiettivo di dare vita a delle democrazie europee più resilienti, che garantiscano eque campagne elettorali ed elezioni libere e trasparenti. Questo obiettivo fa parte dello European Democracy Action Plan, e prende spunto da due fattori emersi dall’ultima tornata elettorale: la grande partecipazione registrata alle elezioni europee del 2019 (50,6%, un aumento di 8 punti rispetto alle precedenti elezioni) e il fatto che le ultime elezioni siano state le più digitali (Report on the 2019 elections to the European Parliament).
Lo “Special Eurobarometer”: la voce dei cittadini
Il sondaggio è stato realizzato tra il 22 ottobre e il 20 novembre 2020 su un campione di 27.034 cittadini dei 27 Stati membri dell’UE e attraverso differenti metodologie di intervista, dal faccia a faccia al questionario online. L’Eurobarometro è composto sostanzialmente da due parti che si suddividono per tematica:
- nella prima parte, con il titolo “Voting and elections in Europe”, ci si occupa di come i cittadini europei percepiscano alcuni aspetti del voto e delle elezioni ed in particolare ci si sofferma su alcune loro preoccupazioni riguardo delle possibili interferenze elettorali e sulla loro fiducia nel voto da remoto;
- nella seconda parte, “Elections, the internet and online social networks”, il sondaggio è incentrato sul ruolo svolto dalla rete e dai social networks durante la campagna elettorale, ma anche sull’esposizione dei cittadini europei ai “pericoli” della rete nel periodo pre-elettorale.
Interferenze elettorali
Come già accennato precedentemente, nella prima parte del questionario del sondaggio è stato chiesto ai cittadini europei di quali tipi di interferenze in un’elezione europea sarebbero più preoccupati:
- il 57% è preoccupato di un possibile attacco cibernetico;
- il 55% teme l’influenza elettorale di gruppi criminali e attori esterni;
- il 53% è in apprensione per un’eventuale manomissione dei risultati elettorali;
- il 52% si preoccupa che un dato numero di elettori possa subire delle pressioni ed essere costretto ad un certo tipo di voto;
- solo il 45% teme che possa votare anche chi non ne abbia diritto.
Incrociando tutti i dati precedenti, risulta che per 6 cittadini europei su 10 l’interferenza più preoccupante è l’attacco cibernetico. Questa tipologia di interferenza ha subito un calo di 4 punti percentuale rispetto al sondaggio dell’Eurobarometro 2018 (Democracy and elections), ma in realtà la sua percentuale è aumentata in ben 18 Stati membri. Questo probabilmente è un chiaro segnale che i cittadini europei ancora oggi, non hanno abbastanza fiducia nel lavoro svolto dall’Unione e dai loro governi per rendere più sicure le reti attraverso sistemi di controllo adeguati. Il dato è ancora più preoccupante se inserito nel contesto di una pandemia che ha reso la rete e il digitale degli elementi essenziali nelle nostre vite, ragione per la quale essi devono essere necessariamente sicuri e affidabili.
La manipolazione del voto: una minaccia per la democrazia
Anche il dato riguardante la manipolazione dei risultati elettorali è cresciuto in 13 Paesi, rispetto al 2018, ma questo aumento potrebbe essere facilmente attribuibile al periodo in cui è stato realizzato il sondaggio e cioè a novembre 2020, quando gran parte della popolazione mondiale seguiva con attenzione i risultati delle elezioni presidenziali americane. In questa occasione, non sarà di certo passato inosservato il polverone mediatico messo in atto da uno dei candidati nel sostenere che i risultati fossero stati truccati; probabilmente l’esperienza americana ha avuto un impatto sui cittadini europei.
Il voto da remoto
In un periodo di emergenza sanitaria come quella che stiamo vivendo a causa del COVID19, nel sondaggio è stato chiesto agli intervistati se preferirebbero recarsi alle urne oppure votare da remoto: 6 persone su 10, equivalenti al 59% hanno risposto che date le due opzioni sceglierebbero di votare elettronicamente, online o per posta. La scelta è giustificabile con due ragioni: la prima è che non recarsi alle urne è sicuramente più sicuro per preservare la salute dei cittadini e la seconda è correlata al rispetto delle misure sanitarie restrittive emanate dai governi nazionali.

Il periodo pre-elettorale in rete
La seconda parte dell’Eurobarometro riguarda soprattutto i cittadini europei che fanno uso della rete Internet e dei social networks. Il questionario del sondaggio pone agli intervistati la seguente domanda: «Pensa che così come i media tradizionali, anche la rete e i social media, nel periodo pre-elettorale, dovrebbero rispettare il silenzio elettorale per garantire una equa campagna a tutti i candidati?». Otto persone su dieci ritengono sia necessario il rispetto della regola del “silenzio” anche per la campagna elettorale che si svolge in rete. Questo dato evidenzia un aumento a livello europeo di 4 punti percentuale, ma anche a livello nazionale, dove è accresciuto in ben 21 Stati membri; la differenza con il sondaggio del 2018 è un indizio di una sempre maggior propensione dei cittadini europei ad affidarsi alla rete non solo nel momento vero e proprio dell’elezione, ma anche in quello dell’informazione pre-elettorale. Inoltre i dati ci portano a pensare che le future elezioni europee saranno ancor più digitali di quelle del 2019.
I pericoli della rete e la democrazia
Come emerge dal grafico, nell’ultima parte del sondaggio è stato chiesto, agli intervistati, se fossero stati testimoni di uno dei seguenti accaduti in rete: disinformazione, contenuti creati appositamente per dividere l’opinione pubblica, annunci non espressamente politici e ricezione di minacce o messaggi d’odio da parte di esponenti politici.

Seppur in nessuna delle quattro opzioni le percentuali siano eccessivamente superiori al 50%, è sconfortante sottolineare che il 51% dei cittadini europei abbia registrato episodi di disinformazione in rete. Sarà compito dell’Unione europea e degli Stati membri, quindi, controllare più attivamente le informazioni immesse in rete, soprattutto in un momento così centrale per la democrazia europea, come le elezioni dei parlamentari.