#ELEZIONIEUROPEE2019

La controversa candidatura di Puigdemont alle elezioni europee

Carles Puigdemont è il candidato spagnolo alle elezioni del Parlamento europeo, accusato di aver organizzato il referendum sull’indipendenza catalana nell’ottobre 2017 nonostante il divieto imposto da Madrid e “i gravi rischi di violenze”. Puigdemont e gli ex membri del suo Governo sono incriminati anche per presunta “malversazione di denaro pubblico”, accusati di avere usato fondi pubblici per l’organizzazione del referendum d’indipendenza dell’1 ottobre. In seguito alle accuse Puidgemont è fuggito in Belgio.

L’esclusione dalla candidatura di Puigdemont

La polemica si è scatenata già nel mese di marzo: detenzione, dimissioni o sedia vuota. Queste erano le opzioni dell’allora candidato Puigdemont se fosse stato eletto eurodeputato dopo essere fuggito dalla giustizia. Il candidato, se eletto, dovrebbe dimettersi da parlamentare presentandosi di persona davanti al Congresso dei Deputati. È evidente che sia la sua elezione come capolista alle elezioni europee, che quella dei suoi candidati alle ultime elezioni della Camera Bassa, tutti in carcere provvisorio per la durata del processo, rispondono a una logica di opposizione.

Il 25 aprile, Ciudadanos (liberali) e il Partito Popolare (conservatori) hanno denunciato davanti alla Junta Electoral Central (JEC), massimo organo dell’amministrazione elettorale, la candidatura di Puigdemont e di altri due candidati Comín e Ponsatí alle elezioni europee. Entrambe le formazioni hanno sostenuto che i tre fuggitivi non sono né “elettori”, né “eleggibili” in quanto non presenti nel “Censo Electoral de Residentes Ausentes” (CESA – Censimento elettorale dei residenti all’estero) dove dovrebbero essere censiti in quanto residenti fuori della Spagna da 15 mesi. Inoltre, il PP ha ritenuto che non possono usufruire dei loro diritti politici perché accusati di “rebedlía” (ribellione).

La risposta della Commissione elettorale spagnola

La JEC (Commissione Elettorale Spagnola), contrariamente a quello che il mondo accademico di diritto costituzionale si aspettava, ha deciso di escludere i tre candidati, sostenendo così la posizione dei partiti di destra con un argomento centrale: la condizione di candidato (elettorato passivo) è vincolata a quella di elettore (elettorato attivo) e quest’ultima, a sua volta, ha come prerequisito l’iscrizione nelle liste elettorali per cui è imperativo risiedere in Spagna. Inoltre, la JEC ha applicato in maniera estensiva l’articolo 384bis della Legge di Procedura Penale che obbliga a sospendere le funzioni di chi ricopre una carica pubblica se processati e sono in carcere preventivo per reati come terrorismo o che sono in una situazione di “rebedlía”. Tuttavia, detto articolo non dice niente sulla partecipazione elettorale.

Secondo la legge elettorale spagnola, ogni candidato escluso e i rappresentanti delle candidature la cui proclamazione è stata respinta, hanno due giorni per presentare un ricorso davanti al Tribunale “contencioso-amministrativo”. Perciò Junts per Catalunya – Lliure per l’Europa ha reagito rapidamente presentando il ricorso.

Il ricorso al Tribunale Supremo

La Procura, il 3 maggio, si è dichiarata d’accordo con l’ex presidente catalano e gli altri due ex-consiglieri fuggitivi. Il Pubblico Ministero ha difeso la possibilità di potersi presentare alle elezioni europee di fine maggio ritenendo che la decisione della JEC violi il diritto fondamentale sia di elettorato passivo dei tre politici collegandolo in maniera strumentale alla registrazione al CESA, sia di elettorato attivo. Inoltre, il Pubblico Ministero ha sottolineato come la legge elettorale permetta di escludere dalla condizione di elettori e di idonei all’eleggibilità soltanto i condannati con sentenza definitiva.

Il rinvio ai tribunali ordinari

La decisione è passata quindi nelle mani dei tribunali ordinari. Tuttavia il tribunale ordinario si è astenuto dal prendere una decisione sostenendo che spetti al Tribunale Supremo (TS) che deve decidere se Puigdemont e i suoi ex consiglieri possano presentarsi alle elezioni europee. Infatti, secondo la risoluzione di tre tribunali dove erano stati presentati i ricorsi dei leader catalani, è compito del TS pronunciarsi e stabilire un criterio giuridico che risolva le questioni riguardanti sia l’illeggibilità dei candidati sia la proclamazione delle candidature, questioni tra loro strettamente correlate. 

La decisione definitiva: Puigdemont, Comín e Ponsatí, potranno presentarsi alle elezioni europee

Tuttavia il Tribunale Supremo ha sostenuto all’unanimità che questa giurisdizione spetta ai tribunali “contencioso-amministrativo” i quali, in precedenza, avevano sollevato la questione davanti all’Alta Corte. Nello stesso tempo, la Corte ha indicato il percorso che dovrebbe seguire la giustizia ordinaria: in base alla legge trovarsi in “rebedlía processuale” non è una causa d’ineleggibilità.  Per questa ragione, i tribunali del “contencioso-amministrativo” di Madrid hanno avuto pochissima libertà di azione in quanto sarebbe insolito per loro discostarsi dall’interpretazione che ha fatto l’Alto Tribunale e porre il veto alla candidatura di Puigdemont. Pertanto, i tribunali madrileni hanno seguito la linea stabilita dal TS: Puigdemont, Comín e Ponsatí, potranno presentarsi alle elezioni europee.

La reazione degli indipendentisti

Con chiara frustrazione e rabbia nella destra spagnola, il movimento indipendentista, “forse con molta riluttanza”, ha celebrato la decisione della giustizia spagnola. “Con riluttanza” perché la giustizia che l’ex presidente catalano ha criticato tanto per la sua “non-indipendenza” gli ha dato ragione e gli ha riconosciuto i suoi diritti politici.
E “forse“, perché ciò che è davvero rilevante della vittoria giudiziaria di Puigdemont è la possibilità che lui stesso, e la causa indipendentista, ottengano un posto nel Parlamento Europeo che serva da altoparlante per la denuncia di ciò che considera “l’oppressione dello Stato Spagnolo”. In questo modo si realizzerebbe il sogno dell’indipendentismo: internazionalizzare ancora più il conflitto catalano.

Elena Di Fonzo, Maria Elena Flagiello, Francisco Cano López

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