Brexit: gli effetti sul triangolo UE-UK-Irlanda del Nord
Entrato in vigore il 1° gennaio 2021, il Protocollo sull’Irlanda e l’Irlanda del nord è un elemento cruciale dell’accordo di recesso UE-Regno Unito, volto a evitare la presenza di una frontiera fisica sull’isola d’Irlanda. Considerando la presenza di garanzie (art. 16) e di uno specifico meccanismo di consenso democratico (art. 17) nel Protocollo, è interessante notare che per rispondere a urgenti necessità politiche sia stata predisposta l’implementazione dell’accordo Quadro di Windsor.
Tale accordo è caratterizzato da una serie di misure, tra cui: nuove disposizioni sulla circolazione delle merci non a rischio nell’UE; un coordinamento rafforzato per le questioni inerenti all’IVA e alle accise sui prodotti. Queste soluzioni sono state adottate allo scopo di garantire la soddisfazione dei cittadini e delle imprese sull’isola d’Irlanda e contemporaneamente a quello di tutelare i consumatori del mercato unico europeo.
Una delle voci più importanti del Quadro di Windsor è sicuramente il freno di Stormont, che prende il nome dal quartiere di Belfast dove si riunisce il Parlamento dell’Irlanda del Nord. Con questo meccanismo, l’Assemblea nordirlandese, in caso di modifica delle leggi comunitarie ha un potere di intervento. La richiesta di attivazione del freno deve essere firmata da un minimo di trenta deputati del Parlamento nordirlandese, appartenenti ad almeno due partiti e deve contenere argomentazioni fondate riguardo alla dannosità della modifica. Per attivare tale freno non è richiesta la maggioranza dell’Assemblea parlamentare e una volta ottenute le firme necessarie il governo britannico potrà attivare la clausola e sospendere l’applicazione.
Inoltre, tra le numerose novità introdotte dal Quadro di Windsor, è opportuno citare alcune proposte legislative presentate dalla Commissione, tra cui quelle in ambito sanitario e fitosanitario, i medicinali per uso umano e i contingenti tariffari.
Infine, a seguito dell’accordo, è interessante soffermarsi sull’evoluzione dei rapporti politici tra l’Irlanda e il Regno Unito, soprattutto a ridosso della celebrazione della ricorrenza del Good Friday Agreement.
Partendo da tali premesse, abbiamo chiesto al professor Alberto Batinti, docente di Politica economica europea presso il dipartimento di Scienze Politiche a La Sapienza Università di Roma, un’opinione a riguardo.
Perché si è giunti al Quadro di Windsor e quali sono i suoi aspetti più rilevanti?
La necessità di apporre un rimedio di natura politica e pragmatica ai risultati prodotti dal Protocollo sull’Irlanda del Nord del 2020. Dopo la Brexit, l’Irlanda del Nord era rimasta nel mercato unico e nell’unione doganale UE, creando una separazione economica tra l’Irlanda del Nord il resto del Regno Unito.
Il Protocollo del 2020 voleva evitare di creare una separazione netta tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda, ma non aveva affrontato in modo chiaro le possibili conseguenze che si sarebbero avute nelle relazioni di Regno Unito e UE con l’Irlanda del Nord.
La natura di un negoziato prevede spesso la ricerca del compromesso tra le parti: oggi i cittadini dell’Unione Europea, e nello specifico gli irlandesi, possono dirsi soddisfatti del Windsor Framework?
Credo sia un importante passo avanti rispetto ad una impasse che avrebbe potuto generare conseguenze politiche e sociali importanti, anche se non escludo aggiustamenti e revisioni parziali nei prossimi anni. Sarà interessante vedere quando e se vi saranno occasioni di applicazione del ‘freno di emergenza’.
Nel dibattito europeo si discute spesso di sanità pubblica e dopo la Brexit e la pandemia da Covid-19, il tema rimane centrale. Tra le tante proposte legislative introdotte dal Quadro di Windsor, quali sono le novità in ambito sanitario?
Direi quelle di non escludere dal commercio con L’Irlanda del Nord i farmaci e medicinali prodotti in Gran Bretagna. Anche quello di lasciare aperti i fondi di ricerca Horizon per la ricerca condotta da istituti e università in Gran Bretagna. Assumo che molti dei progetti finanziati siano nell’ambito med e biotech.
Lo scorso aprile si è celebrata la ricorrenza del Good Friday Agreement, l’accordo multilaterale che pose fine al periodo dei Troubles. A distanza di venticinque anni, come interpreta i rapporti politici fra Irlanda e Regno Unito a seguito della Brexit?
I rapporti politici sono molto complessi e non sono un esperto in materia. Bisognerebbe andare a ritroso e considerare il ruolo che ha avuto l’adesione UE nel processo che ha portato al GFA. L’impressione generale, ripeto, è che il recente accordo quadro abbia trovato una soluzione pragmatica e che punti a risolvere le problematiche sollevate dalla Brexit e a preservare i risultati del GFA del ’98.